Israele – “Alla Knesset sarà un autunno caldo”
I prossimi mesi alla Knesset saranno molto intensi. Parola del suo presidente, il deputato di Likud-Beytenu Yuli-Yoel Edelstein, in Italia per alcuni importanti incontri istituzionali, fra cui quello con il ministro degli Esteri Emma Bonino. A margine della sua visita alla scuola ebraica di Roma, Edelstein commenta una stagione politica che si prospetta significativa, con importanti riforme in cantiere. “Penso che siano tre le leggi in discussione che vanno ricordate da questo punto di vista – spiega – La riforma per arrivare al servizio di leva dei giovani haredim, quella relativa al sistema di governo, e in particolare all’innalzamento della soglia di sbarramento elettorale, e infine la proposta riguardante la sistemazione dei diritti proprietari delle popolazioni beduine”. I tre progetti sono già stati approvati in prima lettura dal Parlamento in estate e dovranno ripassare dall’aula, che riprende in questi giorni i suoi lavori dopo la pausa per le festività, prima di diventare legge. Il percorso dunque è ancora lungo: “Per quanto riguarda la legge sull’arruolamento dei haredim mi sento cautamente ottimista. Penso che nel mondo haredi siano in molti a rendersi conto che sia necessario un cambiamento, di entrare a far parte del sistema, e siano anche positivi rispetto all’idea di un maggiore inserimento nel mondo del lavoro. E tuttavia in questo momento l’atmosfera non è buona, è forte la tendenza al muro contro muro. Per questo sarà un cammino difficile” sottolinea Edelstein, che invece si dice personalmente scettico a proposito dell’innalzamento della soglia per l’ingresso alla Knesset dall’attuale 2 al 4 per cento (“Non penso che sia il momento giusto, la società israeliana è un mosaico di elementi diversi e il paese ha ancora molto bisogno di rappresentanza”). “Naturalmente poi non vanno dimenticati i negoziati di pace con i palestinesi – ricorda – Se andranno bene provocheranno molte discussioni. E se andranno male, provocheranno molte discussioni. Insomma per la Knesset sarà una stagione intensa”.
Avvertito del peggioramento di salute del rav Ovadia Yosef durante la sua permanenza in Italia, Edelstein ha ricordato l’importanza della sua figura. Inevitabile dunque parlare delle recenti elezioni del rabbinato centrale d’Israele, con le nomine proprio del figlio di rav Ovadia, Yitzhak Yosef come rabbino capo sefardita (David Lau ha ricevuto invece l’incarico di rabbino capo ashkenazita). “Da ebreo ortodosso, dico che c’è bisogno di una riforma profonda, per riportare il rabbinato vicino alla società, anche ai suoi settori più laici, che ora se ne sentono profondamente estraniati, pur dovendo ricorrervi per varie esigenze, come le celebrazioni dei matrimoni. Sono fiducioso del fatto che i nuovi rabbini capo sapranno portare avanti queste istanze”.
Il parlamentare racconta anche come l’esperienza personale abbia influenzato la sua visione della vita politica. Nato nel 1958 nell’allora Unione sovietica, Edelstein fu espulso dall’Università per la sua richiesta di emigrare in Israele. Arrestato dopo essere stato scoperto a insegnare ebraico clandestinamente, trascorse 18 mesi in un gulag siberiano ai lavori forzati. Rilasciato nel 1985 gli fu finalmente accordato il permesso di emigrare nel 1987.
“Talvolta mi sembra che, presi come siamo a confrontarci o scontrarci su singole questioni, tendiamo a dimenticare la cornice più ampia, il fatto che siamo un unico popolo, al di là delle idee o delle scelte di vita che ci differenziano. Soprattutto dimentichiamo che queste differenze non sono di certo tenute in considerazione da chi ci è nemico”
Eletto per la prima volta al parlamento nel 1996, Edelstein è stato ministro dell’informazione e della diaspora nel governo guidato da Benjamin Netanyahu dal 2009 al 2013, per venire scelto poi come speaker della Knesset dopo le ultime elezioni. A proposito della sua visita, spiega l’importanza del ruolo che l’Italia e l’Europa possono giocare a livello geopolitico, ricordando però come ci siano situazioni in cui non è sufficiente mantenere un atteggiamento volto a evitare gli scontri, senza però preoccuparsi davvero di risolvere i problemi. “Se guardiamo all’Iran, Israele non può permettersi di considerarlo semplicemente un qualsiasi Stato cattivo da qualche parte nel mondo”. Ma il deputato ci tiene anche a sottolineare altri aspetti delle relazioni dello Stato ebraico con l’Italia e con l’Europa, e in particolare la cooperazione economica e scientifica “E’ necessario mantenere una distinzione tra politica e cooperazione, soprattutto scientifica: ci possono essere dei dissensi in ambito politico, ma questo non deve influenzare il lavoro comune. Non sono carità per noi, sono progetti che fanno bene a tutti, a Israele, all’Europa, al mondo”.
(nell’immagine Edelstein a passeggio per il Portico d’Ottavia a Roma con l’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon)
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(8 ottobre 2013)