Israele – In corsa per Gerusalemme
Proseguono anche nel 5774 gli appuntamenti elettorali israeliani. Il 22 ottobre 2013 i residenti permanenti (cittadini o meno) si recheranno infatti alle urne per scegliere il proprio sindaco e i riflettori, in queste settimane, sono puntati su Gerusalemme. La corsa per la poltrona di sindaco della Capitale, che vede l’uscente Nir Barkat (nell’immagine a sinistra) contrapposto a Moshe Lion (a destra) è divenuta infatti particolarmente significativa. Se Barkat resta favorito, Lion, che può contare sull’appoggio ufficiale di Likud-Beytenu e dei partiti haredim Yahadut HaTorah e Shas (il suo endorsement è stato uno degli ultimi atti della guida spirituale della formazione rav Ovadia Yosef, scomparso negli scorsi giorni), si mostra in grande recupero, per un’elezione in cui si ritrovano alleanze politiche che la composizione del nuovo governo sembrava aver spezzato, questioni amministrative e rapporti personali.
Proseguono anche nel 5774 gli appuntamenti elettorali israeliani. Il 22 ottobre 2013 i residenti permanenti (cittadini o meno) si recheranno infatti alle urne per scegliere il proprio sindaco e i riflettori, in queste settimane, sono puntati sulla corsa per Gerusalemme. Se la politica nazionale dimostra per le elezioni locali un interesse generalmente limitato, anche in considerazione della preferenza disgiunta per nome del sindaco e lista di partito che i votanti sono chiamati a esprimere, può tuttavia anche verificarsi che le vicende cittadine si trasformino in una cantera di problemi destinati a esordire in Serie A. Con una popolazione di 800mila abitanti (il 2 per cento di religione cristiana, il 33 per cento musulmana e il restante 65 ebraica, di cui poco oltre il 20 per cento haredi), la capitale è già per sua natura la città che racchiude nella pancia sapori e dissapori dell’intero paese e un sindaco intraprendente può rappresentarne la figura chiave anche sulla scena nazionale e internazionale. Ad aggiungere carne al fuoco, è stata un’imprevista candidatura contro la scontata rielezione dell’uscente e popolare Nir Barkat, che della sopracitata intraprendenza in questi cinque anni ha incarnato la vera quintessenza. Sullo sfondo della novità, non solo la conquista della Città d’Oro, ma i rapporti fra il premier Benjamin Netanyahu e quello che un tempo è stato il suo migliore alleato, Avigdor Lieberman. Alcuni antefatti non possono essere dimenticati: i due hanno deciso di dare vita, per le elezioni nazionali dello scorso gennaio, a un’unica lista Likud-Beytenu, che ha portato a casa 31 parlamentari(20 e 11), con un risultato nettamente inferiore alle aspettative (27 e 15 i seggi nella precedente Knesset). Al momento di formare il governo, Netanyahu ha mantenuto per sé la delega agli Esteri in attesa di restituirla a Lieberman, dimessosi nel dicembre 2012 per vicende giudiziarie. Il processo in cui è imputato per abuso di potere dovrebbe terminare fra un paio di mesi, nel frattempo però il politico di origine moldava non è rimasto con le mani in mano e durante l’estate ha stupito tutti lanciando la candidatura a sindaco di Gerusalemme di Moshe Lion, già direttore generale dell’Ufficio del primo ministro e a capo dell’Autorità per lo sviluppo della città, che, prontamente appoggiato anche dal leader del partito religioso sefardita Shas Aryeh Deri, è diventato il candidato ufficiale della lista Likud- Beytenu. Ricevendo però una reazione tiepida dal primo partito del paese: molti gli esponenti che hanno comunque espresso il proprio supporto a Barkat, ma soprattutto nessuna benedizione ufficiale dal premier, che ha scelto di rimanere in silenzio. Facendo infuriare Lieberman, protagonista di un duro attacco contro il giornale free press Yisrael Hayom, considerato molto vicino a Netanyahu e strenuo sostenitore di Barkat. “Pravda” lo ha definito Lieberman, paragonandolo all’organo di stampa del Partito comunista in Unione Sovietica. Già in passato Lieberman aveva fatto dichiarazioni nel senso di dividere nuovamente le strade di Beytenu e Likud, riformando alla Knesset gruppi separati, mossa che lascerebbe senz’altro indebolito il primo ministro. Ora molti analisti si domandano come si trasformerebbero gli equilibri in caso di assoluzione di Lieberman, preludio di un suo ritorno più agguerrito che mai. Intanto, il piano per portare l’amministrazione di Gerusalemme sotto la sua influenza non sembra essere in grado di funzionare, con Barkat che rimane decisamente favorito. Eletto nel 2008, dopo essere stato sconfitto nel 2003 da Uri Lupolianski del partito religioso ashkenazita Yahadut HaTorah, Barkat ha governato in questi anni contando su una coalizione che comprendeva 29 membri del consiglio municipale su 31, praticamente l’intero arco politico, dagli stessi partiti haredim all’ultrasinistra di Meretz. Personalmente laico ma vicino alle istanze dei sionisti religiosi, Barkat è anche il politico più ricco di Israele, grazie a una fortuna costruita nell’hi-tech. Per Gerusalemme, rivendica di essere riuscito in questi anni a triplicare il budget, il suo impegno per la costruzione di nuove strutture scolastiche, in particolare nei quartieri arabi e haredim, il successo di eventi come la maratona e lo spettacolare show di Formula Uno intorno alle mura della Città Vecchia. Soprattutto si dice orgoglioso del suo lavoro come “sindaco di tutti e di tutta la capitale, pluralista, unita e indivisibile”. Lion lo accusa invece di aver lasciato la città nel degrado. “Gli abitanti di Gerusalemme pagano troppe tasse e ricevono pochi servizi” sottolinea. Considerate pressoché nulle infine le chance del candidato di sinistra Yosef “Pepe” Alalu che però, secondo le leader di Labor e Meretz Shelly Yachimovich e Zahava Gal-On, “servirà per mettere pressione a Barkat”. Per Lieberman, la probabile riconferma del sindaco potrebbe essere un brutto colpo. Per l’intesa Likud-Beytenu, chissà.
Rossella Tercatin, Pagine Ebraiche, ottobre 2013
(15 ottobre 2013)