La questione identitaria
I funerali di rav Ovadia Yosef sono stati un evento clamoroso nella storia sociale israeliana. Centinaia di migliaia di persone in fila per salutare l’ex rabbino capo sefardita e molte altre a casa a guardare le immagini trepidanti. Una folla imponente che raramente ha una sua rappresentazione pubblica, formata da ultra-ortodossi in maggioranza di origine sefardita.
Come ha spiegato Abraham B. Yehoshua, questa manifestazione di forza numerica spaventa l’altra metà del cielo, la maggioranza degli israeliani più secolare che nelle ultime elezioni ha garantito il successo alla nuova formazione di Yair Lapid e che é preoccupata dall’indebolimento sociale del ceto medio. Quella parte di israeliani che non sopporta privilegi ritenuti anacronistici, quelli dei religiosi, che non lavorano, non pagano le tasse e non prestano il servizio militare.
La crescita demografica dei religiosi rende le posizioni più accese e il tema più urgente, e le riforme recenti in chiave perequativa non sembrano in grado di risolvere il problema dell’enorme costo degli ortodossi per la società. Insomma, tra le priorità di Israele si impone con forza sempre maggiore la questione identitaria, già evidente al tempo dell’immigrazione russa. Quali rapporti sussistano tra la questione dell’identità israeliana e quella ebraica è altro tema di grande attualità, a partire dalla riflessione sulla legge del Ritorno. Su queste tematiche ci proponiamo di ritornare su queste colonne e con iniziative ad hoc.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(15 ottobre 2013)