Israele – Al voto per scegliere il sindaco

peres al votoVotano oggi i residenti in Israele (cittadini o meno) per rinnovare le proprie amministrazioni comunali in quasi 200 città. Seggi aperti dalle 7 del mattino alle 10 di sera ora locale; all’ultima tornata, l’affluenza si attestò attorno al 51 per cento (alle elezioni per la Knesset del gennaio 2013 ha invece votato il 60 per cento degli aventi diritto). Nell’ipotesi in cui nessuno dei candidati sindaco raggiunga il 40 per cento delle preferenze, è previsto il ballottaggio per la giornata del 5 dicembre.
Sebbene le elezioni locali siano generalmente guardate in Israele con un certo distacco rispetto alla politica nazionale in virtù di rapporti di forza e alleanze molto differenti (per esempio a Tel Aviv va in scena la sfida tra il favorito sindaco uscente Ron Huldai, di sinistra, e uno sfidante Nitzan Horowitz, deputato di Meretz, ancora più di sinistra), in questa tornata c’è almeno un’eccezione: la corsa per Gerusalemme. Corsa che negli ultimi mesi si è inaspettatamente trasformata dalla cavalcata trionfale del sindaco uscente Nir Barkat, in una lotta agguerrita. Protagonista, forse più ancora dello sfidante, Moshe Lion, il leader di Yisrael Beytenu Avigdor Lieberman, il quale ha imposto Lion come candidato del pacchetto Likud Beytenu (quattro anni fa sostenitore di Barkat, che oggi viene fatto passare come “candidato di sinistra”, in virtù del riconfermato endorsement del Labor, che lo ha in questi anni sostenuto, così come Likud, Beytenu e i partiti religiosi per altro). Durante tutta la campagna elettorale, il premier Benjamin Netanyahu ha taciuto, e nella lettera di auguri inviata a oltre 40 candidati sindaci Likud, l’indirizzo di Lion è stato non casualmente omesso. Le sponsorizzazioni non gli sono tuttavia mancate, da diversi esponenti della formazione di Bibi, ma soprattutto da chi nel panorama politico gerosolimitano conta parecchio, i leader di diversi gruppi haredim ashkenaziti, ma soprattutto di quello del partito religioso sefardita Shas Aryeh Deri, che ha esplicitamente parlato di un’alleanza con Lieberman per far cadere il governo Netanyahu. Di cui il magnate di origine moldava, al momento ufficialmente fuori dai giochi politici a causa di processi pendenti a suo carico, dovrebbe essere il primo alleato.
Così Barkat ha smesso di dormire sonni tranquilli. E forse anche Netanyahu.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

(22 ottobre 2013)