Israele – Elezioni amministrative, vincono i sindaci uscenti (e l’astensione)
È la vittoria dei sindaci uscenti, ma anche del partito dell’astensione. Questo il quadro che emerge all’indomani delle elezioni comunali che hanno coinvolto quasi 200 città israeliane.
Elezioni che hanno visto ridursi ulteriormente l’affluenza a livello nazionale, ferma al 42,6 per cento (nel 2008 era stato il 51 per cento, già allora considerato basso), e soprattutto nelle grandi città (a Gerusalemme ha votato il 36 per cento degli aventi diritto contro il 43,2 del 2008, a Tel Aviv il 31 contro il 35,5). Nel quadro della partecipazione scarsa comunque, l’affermazione politica va senz’altro ai sindaci uscenti, che si vedono in gran parte riconfermata la fiducia dei propri concittadini.
Impossibile non partire dalla sfida per Gerusalemme, la più seguita per le commistioni con gli equilibri nazionali emerse nel corso della campagna elettorale. A spuntarla alla fine è stato Nir Barkat (nell’immagine), con il 51,1 per cento delle preferenze contro il 45,3 dello sfidante Moshe Lion, cui non è dunque bastato l’endorsement di diversi leader di primo piano della scena politica per portare dalla sua parte un’opinione pubblica che guardava con generale favore l’operato di Barkat nel suo primo mandato. Sconfitto insieme a lui innanzitutto Avigdor Lieberman e il suo Yisrael Beytenu (formazione di destra punto di riferimento degli israeliani recentemente immigrati dall’area dell’Ex Unione sovietica) che aveva imposto Lion come candidato del blocco Likud-Beytenu, ma anche il partito sefardita religioso Shas, che lo aveva appoggiato sperando di usare le elezioni di Gerusalemme come grimaldello per scardinare l’alleanza tra il premier Benjamin Netanyahu e lo stesso Lieberman, e dunque mettere in crisi il governo: un fallimento che rappresenta potenzialmente un brutto colpo per Aryeh Deri, attuale leader di Shas impegnato a rafforzare la sua posizione dopo la scomparsa della guida spirituale del partito rav Ovadia Yosef. Certo a pesare sul risultato sono stati diversi fattori, il gelo di Netanyahu per esempio, che aveva sponsorizzato Barkat nel 2008, e che non ha mai speso neanche una parola per Lion, a differenza di quanto fatto per gli altri candidati sindaci del Likud nel resto del Paese. Non secondario poi il fatto che Lion si fosse trasferito a Gerusalemme solo poco prima delle elezioni, dal sobborgo di Tel Aviv Giv’ataim. Dove ora, ha annunciato la scorsa notte, ammettendo la sconfitta, tornerà a vivere a dispetto delle promesse pre-elettorali in senso contrario.
Non ha invece vissuto momenti di particolare preoccupazione il sindaco di Tel Aviv-Yaffo Ron Huldai sostenuto principalmente dal Labor, che ha ottenuto la vittoria sullo sfidante dell’ultrasinistra di Meretz Nitzan Horowitz con il 53 per cento dei voti a fronte del 38. Huldai si appresta a servire per il quarto mandato consecutivo. A Haifa vittoria di misura del sindaco Yona Yahav, già parlamentare del Labor; riconfermato anche Ruvik Danilovich a Beersheva, Meir Yitzhak Halevi a Eilat, Yehiel Lasri ad Ashdod. Nella cittadina di Bet Shemesh, teatro di profonde tensioni tra la popolazione haredi e il resto della cittadinanza, in prevalenza sionista religiosa, confermato il sindaco dello Shas Moshe Abutbul che ha sconfitto lo sfidante sostenuto dai partiti non haredim Eli Cohen.
Tra i cambi della guardia più significativi, quello del sindaco di Ashkelon (vittoria per Itamar Shimoni su Benny Vaknin) e della cittadina di Sderot nel sud di Israele spesso bersaglio dei razzi di Hamas sparati da Gaza: sostenuto da Likud-Beytenu, la destra nazional religiosa di Habayit Hayehudi e il Labor, Alon Davidi ha sconfitto l’uscente David Buskila.
Necessario il ballottaggio per Herzliya, dove nessuno dei tre candidati Zvika Hadar, Moshe Padlon e l’uscente Yonatan Yasou ha raggiunto la soglia minima per essere eletto al primo turno (il 40 per cento).
Se gli analisti hanno fatto notare già negli scorsi giorni come i palestinesi di Gerusalemme Est che rappresentano oltre un terzo della popolazione della città, abbiano ancora una volta deciso di boicottare le elezioni, nelle città arabe l’affluenza alle urne è stata generalmente molto alta con picchi dell’80/90 per cento degli aventi diritto.
L’incognita più pressante rimane ora quale conseguenze potrà avere la sconfitta di Lion a Gerusalemme per Shas, ma soprattutto per Yisrael Beytenu e il suo leader Lieberman, che negli scorsi mesi ha più volte dato segni di un certo mal di pancia politico nei confronti dell’alleato Likud. Anche se per capire qualcosa di più sul futuro del patto tra le due formazioni, sarà probabilmente necessario attendere il 6 novembre, quando arriverà la sentenza del processo che vede il magnate moldavo imputato per corruzione e abuso di potere. Un autentico giorno del giudizio, in più di una prospettiva.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(23 ottobre 2013)