Israele – Avigdor Lieberman, l’ora della verità
Si avvicina l’ora della verità per Avigdor Lieberman. È in arrivo domani infatti la sentenza che potrà segnare la parola fine (almeno per alcuni anni) alla carriera del leader di Yisrael Beytenu, oppure restituirlo alla piena vita politica. Ma più ancora che il futuro personale di Lieberman e della sua formazione che si colloca decisamente a destra e ha come elettorato di riferimento la popolazione israeliana di immigrazione dall’Ex Urss, la decisione della magistratura potrebbe segnare uno snodo cruciale per gli equilibri di governo, in cui l’asse tra Beytenu e Likud sembra sempre più fragile. La scelta di presentarsi alle elezioni del gennaio 2013 con una lista unica non ha pagato (31 deputati, suddivisi in 20 e 11, da, rispettivamente, 27 e 15 nella precedente legislazione) e ha reso difficile la realizzazione del desiderio espresso dallo stesso Lieberman di dividere i gruppi alla Knesset, nonostante il primo ministro Benjamin Netanyahu abbia mantenuto presso di sé la delega di cui l’alleato era titolare nella precedente legislatura, gli Esteri, per restituirgliela quando le nuvole giudiziarie si fossero diradate.
L’accusa è quella di aver sfruttato la propria posizione per ottenere dall’ambasciatore israeliano in Bielorussia documenti riservati sull’inchiesta a suo carico per riciclaggio di denaro. In attesa della decisione del Tribunale di Gerusalemme, Lieberman continua a fare politica fuori dal governo, sottotraccia ma non troppo. Alcune settimane fa, in occasione delle elezioni amministrative, sono state particolarmente imbarazzanti per Netanyahu, le dichiarazioni del leader del partito religioso Shas Aryeh Deri. In un’intervista radiofonica, Deri ha infatti sostenuto di aver garantito l’appoggio al candidato sindaco a Gerusalemme sponsorizzato da Lieberman Moshe Lion (poi sconfitto), spiegando che è proprio Lieberman “l’asse centrale della coalizione di governo e dunque la chiave per smantellarlo” e aprendo la strada a uno scenario di alleanza tra le due formazioni.
Se condannato Lieberman si dimetterà dalla Knesset (anche se potrebbe decidere di rimanere leader di Beytenu), se assolto tornerà a fare politica a pieno regime, con tutte le conseguenze del caso sugli equilibri di coalizione. Così, mentre la sentenza si avvicina, una domanda sorge spontanea: chissà qual è a questo punto il verdetto che sogna Netanyahu.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(5 novembre 2013)