Israele – Un po’ di Genova sotto la Torre di Davide
Due giorni fa, mentre ero a Genova al Festival della Scienza, non avrei mai immaginato di incontrare, qui a Gerusalemme, al tavolo del ristorante Montefiore nella guest house di Miskenot Sha’ananim, il professor Benjamin Kedar, vicepresidente dell’Accademia Israeliana delle Scienze ma soprattutto studioso, tra tante altre cose, della storia dei mercanti genovesi nel XIV secolo. Così, tra un babagannoush e un piatto di hummus, con la torre di Davide illuminata nella notte come scenografia, ho scoperto che dall’analisi dei nomi che le famiglie genovesi del ‘300 davano ai figli (e alle loro navi), in un periodo di grave crisi economica e sociale, si scoprono molte cose sul loro approccio alla vita: dagli eponimi di origine germanica, che sono la maggioranza durante gli anni delle vacche grasse, si passa a una predominanza di nomi di santi, nella speranza di attirare sulla prole e sui propri beni la benevolenza del fato.
Storia e archeologia sono argomenti molto presenti sulla stampa israeliana e di cui il pubblico è ghiotto: ce lo ha spiegato, durante la Quinta Conferenza di Comunicazione della Scienza alla quale abbiamo partecipato nella mattinata all’Università di Tel Aviv, il giornalista Nir Hasson, che scrive di archeologia e di storia di Gerusalemme su Haaretz. Quando penso a quanto ricca è l’Italia di memorie e reperti – e a quando poveri sono i nostri giornali di notizie su questi argomenti – mi sento molto meno superiore di quanto cercano di farmi credere i gentili ospiti che, tra l’altro, hanno dipartimenti universitari che studiano il ruolo dei media nella scienza e fanno persino curiose ricerche sull’uso di Twitter in ebraico per diffondere le notizie. Dopo il workshop che ho tenuto sul caso Stamina e su come trattare gli argomenti controversi sulla stampa, i partecipanti sembravano convinti che i giornalisti scientifici all’estero siano molto più furbi e preparati di quelli israeliani, ma nutro qualche dubbio in merito. Ragion per cui mi tengo stretta la tessera del Jerusalem Press Club, di cui il presidente Uri Dromi – ex portavoce di Ytzhak Rabin e Shimon Peres – ci ha gentilmente omaggiati.
Daniela Ovadia, giornalista scientifica
(5 novembre 2013)