Israele – La fretta del premio Nobel
Potrei dirvi che l’apice della giornata passata al Technion di Haifa è stato il sorriso che mi ha rivolto il direttore delle relazioni pubbliche Danny Shapiro quando ha scoperto che siamo tutti e due cresciuti all’Hashomer Hatzair, lui a New York e io a Milano. Oppure il momento in cui ho conosciuto di persona il giovanissimo biologo molecolare Idan Yanai che ha scoperto un sistema di sequenziamento dei geni che sta cambiando il modo con cui guardiamo dentro le nostre cellule. Ma capisco che si tratta di gioie per iniziati.
Potete invece immaginare l’imbarazzo di arrivare in ritardo all’appuntamento con un premio Nobel per via del solito, incredibile traffico sull’autostrada da Gerusalemme al Nord. Ma i premi Nobel sono persone di mondo e Aron Ciechanover, vincitore nel 2004 per la scoperta del sistema di degradazione delle proteine mediante l’ubiquitina, non fa eccezione. D’altronde le sue ricerche, che ci illustra con allettanti fotografie di salsicce in decomposizione, è di quelle che cambiano la medicina. Il nostro corpo si degrada continuamente, perché siamo fatti di proteine esposte alla temperatura di 37 °C. Lasciate una bistecca fuori dal frigo e potete farvi un’idea di che cosa ci accadrebbe se il sistema dell’ubiquitina, che elimina e sostituisce le proteine “andate a male”, non funzionasse. Ma immaginate anche quanto è utile bloccarlo quando dobbiamo distruggere un tessuto tumorale, cosa che oggi si può fare grazie a farmaci messi a punto a partire dai suoi studi.
Vincere un premio Nobel ha i suoi vantaggi: per esempio ti danno la più bella sala riunioni, al sesto piano e con una vista mozzafiato sul mare di Haifa.
Ciechanover tiene molto al suo ruolo di testimonial della storia di Israele: figlio di immigrati cecoslovacchi, nato a Haifa pochi mesi prima della nascita dello Stato ebraico, definisce se stesso la “pecora nera della famiglia” perché fin da piccolo amava la scienza e usava i volumi del Talmud di suo padre per far essiccare i fiori che raccoglieva sul monte Carmel. Oggi è l’ambasciatore del Technion, che sta per aprire due nuove sedi prestigiose, una a Manhattan e l’altra nella provincia di Guangdong, in Cina, grazie ai soldi di un tycoon cinese venuto a cercare la ricetta del successo nella ricerca scientifica.
“La ricetta non esiste” ci dice Ciechanover. “O per lo meno non è esportabile. È il frutto del tipico caos israeliano che nessun cinese saprà riprodurre”. E per dimostrarlo apre la porta del suo studio dove, tra una foto di lui con Rita Levi Montalcini e un quadro naif con l’arca di Noè, troneggia un’incredibile collezione di macchinine e trattori giocattolo. E si accomiata con una frase al tempo stesso molto scientifica e molto ebraica: “Il mio sogno è di vivere abbastanza da scoprire l’origine della vita, ma poi mi ricordo che da ogni quesito scientifico ne nascono almeno altri tre e mi dico che devo correre, altrimenti non farò a tempo”.
Daniela Ovadia, giornalista scientifica
(6 novembre 2013)