Israele – Archistar per la ricerca sul cervello
Le giornate dei “missionari”, come ci chiama l’addetta stampa dell’Accademia Israeliana delle Scienze, stanno diventando incredibilmente piene. Ci spostiamo senza sosta da un laboratorio all’altro e da un campus all’altro, il che non ci lascia nemmeno il tempo di fare domande agli scienziati che ci ospitano. Qualche collega straniero comincia giustamente a lamentarsi di un certo tono propagandistico in assenza di un possibile contraddittorio.
Ci sono però personalità che mettono tutti d’accordo: una di queste è Idan Segev, direttore del laboratorio di Neuroscienze computazionali del nuovissimo Centro di ricerca in neuroscienze Edmond e Lily Safra (o ELSC), all’Università Ebraica di Gerusalemme. Il suo gruppo ha vinto una grossa fetta del supergrant europeo da due miliardi di euro attribuito allo Human Brain Project, e a lui è affidato il destino di una delle parti più delicate: lo sviluppo delle simulazioni che consentiranno di riprodurre in un supercomputer l’intero cervello umano, dalla scala molecolare fino ai processi cognitivi superiori come la coscienza.
Il centro di ricerca in realtà ancora non c’è: lo stanno costruendo all’interno del campus su progetto dell’archistar Norman Foster, ma il modellino già dice quanto sarà bello, con le pareti in vetro e la facciata che riproduce un fitto reticolo di neuroni e sinapsi. Storie come quella dell’ELSC dimostrano che niente è più falso del proverbio “i soldi non fanno la felicità”: per quel che riguarda la scienza, i soldi (che in questo caso vengono principalmente dalla Fondazione Safra e da altri generosi donatori) consentono di attrarre in un luogo le menti migliori, di farle lavorare in un ambiente davvero multidisciplinare e persino bello, perché l’estetica è importante per la creatività.
Tutte le scoperte che i gruppi affiliati allo Human Brain Project faranno nei prossimi anni passeranno da Gerusalemme perché è il Bloomfield Museum of Science – che abbiamo visitato stasera in uno speciale tour notturno molto VIP – è incaricato di trasformarle in informazioni comprensibili al grande pubblico e di spedirle ai musei della scienza europei che ci terranno aggiornati sul destino dell’investimento, cosa che ci dovrebbe interessare tutti giacché i due miliardi di euro provengono dalle tasche di noi contribuenti.
Domattina si parte all’alba per la Giordania, per visitare l’acceleratore di particelle Sesame. Me ne vado a letto con in testa ciò che mi ha appena detto in un’intervista Israel Robert Aumann, premio Nobel per l’economia per i suoi sviluppi nella Teoria dei Giochi, personaggio geniale quanto controverso: “Se potessi scegliere un momento nella storia in cui vivere sceglierei proprio questo: stiamo per capire come funziona la materia e come funzionano gli esseri umani. Le viene forse in mente un altro periodo così eccitante?”
Daniela Ovadia, giornalista scientifica
(7 novembre 2013)