Oltremare – La bolla

fubiniBasta avere occasione di uscire da Tel Aviv per pochi giorni, per rendersi conto di quanto siamo autoreferenziali noi della “grande città”. Che poi, meno di mezzo milione di abitanti in tutto, come “grande” siamo scarsini in paragone a qualunque altra capitale economica del mondo. Tutto è relativo, in un paese di 8 milioni di abitanti. E Tel Aviv più prima che poi dovrà smetterla di darsi le arie di centro di tutto, in Israele: oramai buona parte della costa fino a Herzlyia e Ra’anana è un pullulare di industria, high-tech e quartieri di uffici e di abitazioni nuovi di zecca o in costruzione.
Noi telavivesi la chiamiamo ancora “la bolla”, ottusi a tutto quel che succede fuori, oltre l’autostrada Ayalon e il parco HaYarkon – ma è una bolla che fa acqua da tutte le parti, soprattutto verso nord: in tanti lasciano la città cara e caotica e crescono le famiglie lontano ma non troppo. Perchè a Tel Aviv hanno ancora gli amici e il teatro e le gallerie e la spiaggia.
Forse però questa è una storia mono-generazionale: in fondo fino a trent’anni fa Tel Aviv era una città di vecchietti. L’Israele cool era altrove. Poi l’high-tech e i gay hanno cambiato tutto. In meglio? In meglio. Corsa alla pianura, per dividere il tempo fra il lavoro e la tayelet (il lungomare). Il bello che avanza. Restauri massicci di strade, case e musei, gallerie e locali “in” che aprono in ogni angolo, servizi mai pensati prima come internet in wi-fi gratis in tutto il centro.
I vecchietti più coriacei o longevi sono rimasti impassibili a guardare le novità passare, l’arrivo dei single giovani professionisti, i gay-pride e la partenza delle famiglie verso luoghi più economicamente sostenibili. Li vedo come il proverbiale cinese sulla riva del fiume, o come tanti Clint Eastwood con cappello e occhi affilati verso l’orizzonte, che masticano un filo d’erba (l’erba la curano benissimo di recente, a Tel Aviv), e senza muovere un muscolo ci lasciano passare, noi tutti, sulla pista ciclabile nuova fiammante, seduti sulle panchine messe apposta per loro subito accanto. Il futuro, non lo sappiamo ancora, ma sono loro.

Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini

(18 novembre 2013)