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…Iran

“Se gli accordi si giudicano per il modo in cui vengono percepiti da coloro che cercano di impedirli, la reazione di Netanyahu conferma l’importanza di quello raggiunto a Ginevra. Israele ha avuto sinora, nelle vicende iraniane, qualcosa di molto simile a un diritto di veto e teme di averlo perduto”. Con queste parole Sergio Romano commentava lunedì sul Corriere i risultati del compromesso fra i P5+1 e l’Iran sul programma nucleare e sulle sanzioni. Ossia, senza imbellettamenti, una decisione internazionale quanto più dispiace a Israele, tanto più favorisce l’armoniosa convivenza tra i popoli. L’ormai ex paese-canaglia incassa il consenso al diritto di arricchire uranio, utilizzabile un giorno contro Israele o contro qualche altro stato che a Ginevra non era rappresentato. Ma la smania di riprendere i rapporti commerciali con l’Iran è più forte. La sostenibilità del nuovo accordo dipende esclusivamente dalla misura in cui il regime di Khamenei ferocemente antidemocratico, antiamericano e antiisraeliano vorrà concedere controlli esterni sui propri impianti. C’è chi mente sapendo di mentire e c’è chi è ansioso di bere le menzogne, anteponendo la fame di profitto a un minimo di decenza etica. Con i suoi patetici sorrisi dentati e abbracci con pacche, l’incontro di Ginevra è stato mal concepito e mal condotto, tanto che perfino i più accaniti critici di Netanyahu oggi ritengono la sua posizione più coerente rispetto a quella delle potenze firmatarie. Il danno è fatto, si tratta ora di minimizzarlo con l’uso sapiente della politica.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(28 novembre 2013)