Nugae – Procrastinare
Pare che qualche anno fa l’economista premio Nobel George Akerlof non avesse mai voglia di rispedire una scatola di vestiti che aveva lasciato a casa sua il suo collega compagno di trofeo Joseph Stiglitz. Procrastinava, e quello intanto stava senza calzini. Poverino, però la buona notizia è che se lo fa anche uno che ha vinto il Nobel tutto sommato i comuni mortali si possono sentire più tranquilli. Certo, poi lui sull’argomento ha scritto un saggio intitolato Procrastinazione e obbedienza in cui dimostrava cose intelligentissime tipo che l’abitudine a procrastinare in realtà rivela qualcosa di importante riguardo i limiti del pensiero razionale, ma fa niente. L’importante è l’autogiustificazione, perché purtroppo rimandare a domani è un’abitudine schifosa che hanno tutti, e per alcuni casi più gravi oggi finisce la maggior parte delle volte per avere molto più di 24 ore. E per quelli più disperati esistono pure i Procrastinatori anonimi. La risposta “adesso lo faccio” è la più temuta al mondo. Il designer Johnny Kelly anni fa fece un video geniale e cospicuamente premiato in cui tentava di definire il concetto di procrastinare con disegnini colorati e una voce vagamente angosciante che elenca inesorabile. Procrastinare è evitare di fare qualcosa, non essere capaci di iniziare. È mettere i libri sugli scaffali in ordine di colore (o alfabetico), metterci trenta minuti per scegliere la penna giusta per scrivere (solo il titolo), fumare una sigaretta (o unirsi alle pause sigaretta di tutti quelli che ci sono in biblioteca anche se non si fuma). È bere una tazza di the, ripetutamente, e attardarsi a scegliere quello dall’aroma giusto nella nuova scatola porta bustine di latta, ammirando compiaciuti l’utilissimo oggetto e chiedendosi come si poteva vivere senza prima. È essere l’unica al mondo che ancora gioca a tetris. È iniziare la dieta di mercoledì per fare la superiore e sfidare la diceria che le diete s’iniziano sempre il lunedì, salvo poi di fatto iniziarla il lunedì dopo. È non scrivere una mail alla professoressa finché non ci si è messi veramente d’impegno con la tesi, e non potersi mettere davvero d’impegno con la tesi finché non si è in possesso di un raccoglitore ad anelli verde prato. È per l’ennesima volta non scrivere queste righe di vaniloquio prima di partire per il week end, e doversi portare il fardello del computer e della scadenza. Ma da domani si cambia eh, è pure lunedì.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF
(1 dicembre 2013)