Italia-Israele, un futuro di collaborazioni
Investimenti, innovazione, occupazione. Parole chiave del vertice intergovernativo tra Israele e Italia, tenutosi ieri a Roma, forse rimaste un po’ all’ombra, nascoste dalle questioni di politica estera.
All’indomani della firma di ben dodici accordi, che vanno dall’energia all’istruzione, l’attenzione sui media nazionale si è concentrata, infatti, sulle tensioni mediorientali. Le preoccupazioni del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di fronte ai sorrisi di Teheran, la cauta fiducia del presidente del Consiglio Enrico Letta su un cambiamento di rotta iraniano, hanno raccolto l’interesse di stampa e televisioni. Nodi cruciali per Israele che influenzeranno il futuro di una regione intera quando non del mondo. Eppure c’è un altro futuro a cui prestare attenzione e vede Israele e Italia impegnate in un ampio progetto di collaborazione economica, scientifica, culturale. I dodici accordi (visionabili qui) di ieri ne sono un esempio ma “c’è ancora tanta carne al fuoco”, come ha dichiarato Letta durante il vertice di Villa Madama.
Per un paese come l’Italia, che faticosamente prova a rialzarsi dalla crisi, diventare ad esempio l’hub commerciale per il trasporto di gas in Europa, potrebbe dare un impulso di grande impatto all’economia della penisola. Nella dichiarazione congiunta del ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato e del ministro dell’Energia e dell’Acqua Silvan Shalom si legge infatti che la stessa “mira a condividere le esperienze, anche in collaborazione con altri Paesi della regione, per lo sviluppo delle risorse naturali presenti nel bacino del Mediterraneo e, in particolare: delle infrastrutture energetiche, della ricerca in campo energetico; degli studi relativi al mercato energetico israeliano che prevedano soluzioni per lo sfruttamento dei nuovi giacimenti di gas e dei relativi sistemi di trasporto verso i Paesi dell’Unione Europea, in cui l’Italia sia un punto nodale”. Non è un caso che il tema dell’energia sia stato tra i primi citati da Letta nell’arco della conferenza stampa, con le prospettive che si aprono riguardo alla costruzione di eventuali gasdotti o di infrastrutture per trasportare il gas liquefatto da Israele all’Europa. Nel 2009 infatti le scoperte di giacimenti di gas a largo delle coste israeliane hanno rivoluzionato l’equilibrio energetico del paese. Tamar e Leviethan (il nome dei giacimenti) potranno soddisfare per almeno i prossimi vent’anni il fabbisogno interno israeliano. E l’Italia, come altri partner commerciali, aspettava di sapere cosa ne sarebbe stato delle esportazioni: da fine ottobre l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha accordato l’utilizzo del 40% del gas estratto per le esportazioni. L’accordo di ieri vuole portare l’Italia tra i protagonisti del commercio di uno dei beni più strategici per le economie nazionali. L’investimento italiano vorrebbe da una parte creare un nuovo settore di infrastrutture, dall’altro differenziare l’approvvigionamento energetico del paese in modo da abbassare i costi per le aziende su questo capitolo di spesa e renderle più competitive a livello internazionale.
Nella stessa dichiarazione “l’obiettivo di potenziare i rapporti tra i servizi pubblici e le aziende dei rispettivi Paesi operanti nei settori della gestione delle risorse idriche e della desalinizzazione”. In questo ambito, l’Expo 2015, nonché il tragitto che di qui porterà alla rassegna internazionale di Milano, sarà un ulteriore passaggio per la realizzazione di sinergie tra le aziende dei due paesi nella direzione della citata triade, investimento, innovazione e occupazione.
Di concretezza ha parlato Letta in riferimento ai dodici accordi, “dobbiamo ai nostri concittadini delle risposte”, facendo intendere che gli impegni di ieri possono essere una delle chiavi per risolvere la crisi occupazionale ed economica che affligge l’Italia. Non una soluzione magica ai problemi ma una delle ricette per uscire dalla stagnazione con la collaborazione con Israele a rappresentare uno dei fattori trainanti. Per questo gli ambiti degli accordi sono tanti e diversificati. Per citarne uno, il settore sanitario ad esempio ci saranno le cooperazioni tra ministero della Salute israeliano e la Regione Abruzzo. A livello universitario, tanti i protagonisti coinvolti, l’Israeli Center for Simulation Medicine, l’Israeli Insitute of Technology, il policlinico Gemelli, il politecnico di Torino, il Rambam Hospital e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Daniel Reichel
(3 dicembre 2013)