Oltremare – Il bianco
Il bianco è ovunque, a Tel Aviv, specie nel vecchio centro che adesso è quasi sud. Case bianche a cubetti con i balconi arrotondati, ripennellate di bianco di recente, tutte pulite e smaglianti come i denti perfetti di un lungo sorriso obliquo. E quel nome tedesco – Bauhaus – che stonerebbe proprio non si sapesse che sono stati gli Yekim, i tedeschi, a costruire buona parte di questa città. Mi son sempre domandata perché, se c’era dell’ordine diciamolo pure, crucco, alle origini della Città Bianca, le strade non sono tutte come in centro, a griglia e belle ordinate. Qualcuno mi ha fatto vedere la cartina di Tel Aviv e dintorni e mi ha fatto notare che almeno in un quartiere (Neve Sha’anan) si possono ancora vedere tracce chiare di piano regolatore a forma di menorah (candelabro, come quello del Tempio). Sionismo e piano regolatore, accoppiata ammazza-traffico. Altrove, fu semplicemente la fretta a regolare un modo ben poco pianificato la città.
Altri due bianchi spiccano, in questa stagione. Primo il mare, mosso e finalmente pronto alla prima tempesta invernale, che si rompe in onde bianchissime contro l’acqua grigio-verde. È dicembre, ma lo stesso qualche ardito nuota in mezzo a tutto quel biancore e non si può che invidiarlo.
E poi gli stormi immensi di uccelli che attraversano il nostro stretto cielo e puntano verso sud. Bianchi o neri a seconda della luce, del vento – e si può supporre – a seconda della specie. Ma il bianco prevale largamente. Compaiono da Sde Dov a nord, in arrivo dalla Emek Achula, girano sopra Tel Aviv un piano sotto gli aerei (bianchi anche loro), si ricompattano in stormi larghi, come meduse del cielo, oppure in file ordinate a forma di freccia a indicare il sud.
Bianco in terra, in mare e in cielo, ecco Tel Aviv d’inverno.
Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini
(9 dicembre 2013)