Letture

salmonQualche giorno fa, mi è capitato di ritrovare tra vecchi libri la raccolta delle lettere di Louise Jacobson, liceale ebrea parigina, arrestata a diciassette anni nel 1942 da due intraprendenti poliziotti francesi e rinchiusa in una prigione per minori (la scusa era di non aver esibito sugli abiti la stella di David, ma in sostanza era sospettata di idee comuniste). Louise fu poi deportata nel 1943 ad Auschwitz e non tornò. Queste lettere, tardivamente pubblicate in Francia nel 1992, nel 1996 vennero offerte in traduzione italiana come allegato al quotidiano ‘”L’Unità”. Il libro si apre con una paginetta di Elio Toaff e una bella introduzione di Francesca Sanvitale che offre alcuni spunti interessanti e in particolare fa riflettere sulle differenze che distinguono le singole storie personali delle vittime della Shoah. C’è infatti una “piccola tragedia” nella “Grande Tragedia”: nell’immensità dell’evento storico, le piccole memorie dei singoli, inevitabilmente riflluite nel nutrito flusso delle testimonianze, possono livellarsi e finire adombrate da figure che, per motivi diversi, hanno conquistato la fama e il ruolo di emblemi. Louise, infatti, è stata soprannominata l’Anna Frank francese, sebbene con Anna Frank avesse in comune solo il fatto di essere una ragazza ebrea. Eppure, guardando questo libretto, può anche venire in mente: “ho già letto così tante lettere di così tante vittime, perché leggerne ancora?”. E’ come se il comune destino di pena, orrore e morte finisse coll’offuscare la singolarità di un’esistenza individuale, è come se sotto-sotto ci tentasse il pensiero che queste siano sempre “le stesse storie”, che le vittime di un’uniforme criminalità siano state realmente “depersonalizzate”. Contro quel pensiero è bene reagire perché il senso di ogni testimonianza sta proprio nel consentirci di accedere all’esperienza particolare di una singola persona, di opporci alla ritualizzazone della memoria, di onorare proprio ciò che al nazismo premeva distruggere: l’irripetibile particolarità di ogni singola Louise.

Laura Salmon, slavista

(13 dicembre 2013)