Oltremare – Il rosso

fubiniIn Israele, il rosso non tiene. Provateci pure, le magliette scolorano, la bandiera non lo comprende, e i tramonti virano invariabilmente all’arancio acceso. Una specie di rifiuto intrinseco della tinta forte, o del colore primario.

Nel periodo in cui ho vissuto a Gerusalemme, il breve inverno nevoso di sei anni fa, proprio come quello corrente, la mia coinquilina israeliana lavorava fra Gerusalemme e Tel Aviv e si spostava in macchina. Oddìo, macchina: diciamo quattro ruote e un motore, incartati in una carrozzeria di dubbia forma e ancora più dubbio colore che doveva esser stato parente del rosso, in qualche momento dell’era moderna.

Un giorno mi raccontò che aveva scelto un’auto rossa (conferma: fu rosso) perché è un colore che in Israele per via del sole non si mantiene molto bene e quindi il concessionario le aveva fatto un forte sconto “cromatico”. In effetti, soprattutto sul cofano, la macchina sembrava superstite di una tremenda varicella, o in alternativa vittima di un bambino sadico armato di pelapatate. Non c’era un centimetro quadrato dello stesso colore di quello accanto e le aree scrostate si estendevano a vista d’occhio.

Vorrei poter trarre un insegnamento o una morale forte, ma la verità è che quel che fa questi danni (al rosso ma anche ad altri colori) è davvero banalmente il sole. Forse però l’insegnamento è che in Israele vale ancora abbastanza la vecchia regola che se una cosa funziona la si usa finché proprio non cade in pezzi. Il consumismo para-americano, di cui tutti parlano come di una nuova piaga nazionale, si innesta comunque su di uno stile di vita che in partenza era talmente semplice e frugale, che dovrà fare ancora molta strada per arrivare ai livelli europei pre-crisi.

Nonostante ciò, c’è un tipo di “rosso” che proverbialmente non sbiadisce mai: quello dei conti in banca. Essere “in rosso” è la condizione normale dell’israeliano: vissuta con spirito e rassegnazione, come le scorticature del sole sul cofano dell’auto. Ihiè beseder – andrà tutto bene.

Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini

(23 ottobre 2013)