Tea for two – Un posto al sole

silvera giustaMentre scrivo, il televisore muto rimanda le confortanti immagini di una puntata di Un posto al sole, inserito nella lista delle poche certezze di questo paese. Alle volte penso che dovrei gettare la spugna e trasferirmi in Israele, smetterla di fare la trasognata e prendere decisioni appuntite. Ne parlavo oggi in pausa pranzo con una collega; sorbivo un thè spiegandole sconsolata quanto ti fa sentire persa essere una giovane ebrea italiana. Una che guarda Un posto al sole ma che il suo posto non riesce proprio a trovarlo. Che legge orgogliosa sul sito più cliccato del momento, buzz feed, le conquiste del 2013 da parte di Israele (Miss Etiope, un ristorante che ti fa pagare la metà se non usi lo smartphone a tavola, una tigre curata dopo mille peripezie, la vendita sensazionale di Waze…) ma che poi si rende conto di non essere israeliana. E di non essere una Miss Etiope che ha fraternizzato con Obama. Se la mia condotta non cambia alla svelta, il 2014 potrebbe rivelarsi un cataclisma. Crisi di identità davanti alla macchinetta dell’ufficio fioccano: cedere o non cedere di fronte ad un pessimo caffè? Diventare una di quelle che rincorre il successo o vagheggiare in attesa di un dono dal cielo? Andare in Israele e tentare di essere una ventenne normale (pur sopportando il trattamento sabra) o incentivare il mio cuore spezzato? Carne o latte?
Magari potrei iniziare dalle piccole cose: svegliarmi sorridendo per esempio, trovare il Massimo Gramellini che dimora in ognuno di noi, smettere di fare brutti sogni. Dovrei fare mie conquiste e smettere di appoggiarmi su quelle di Israele. Dire prima che mi chiamo Rachel Silvera e poi che non mangio maiale. Dovrei ascoltare la mia capa che mi regala pregiato thè Kusmi, affronta le crisi giornaliere con antica grazia e mi ricorda che prima di sciorinare i gesti maestosi degli altri, dovrei muovere me stessa.

Rachel Silvera, studentessa-stagista

(6 gennaio 2014)