Setirot – Pensare la pace
Il prossimo 17 gennaio, in tutta Israele, nelle città grandi e piccole, a nord come a sud, è in programma una mobilitazione indetta da Peace Now e dal Forum delle ONG israeliane per la pace con lo scopo di sostenere i negoziati e chiedere al governo di rispondere positivamente alle proposte di John Kerry. Anche questo – piaccia o no – è un modo di augurare e di testimoniare che Am Israel Hai, di far sentire l’amore per il proprio popolo e per lo Stato di Israele.
Cocciuti, anche se in apparenza perdenti, ma tuttora convinti che “Due Stati per Due Popoli” sia la sola strada percorribile, dobbiamo continuare a dire che gli israeliani e i palestinesi sono diversi da chi oggi li governa, che gli israeliani e i palestinesi continuano, per il 60-65%, a essere in ambedue i campi favorevoli ai due Stati. Anche se lo hanno votato, non meritano Netanyahu e il suo record di insediamenti. Anche se lo hanno votato, non meritano Abu Mazen e il suo chiamare “eroi” gli ultimi ventisei prigionieri liberati dalle carceri dove erano rinchiusi per gravi fatti di sangue contro cittadini dello Stato ebraico.
Sì, io appoggio la mobilitazione di Peace Now & Co… D’altronde, perfino il ministro Avigdor Lieberman – che certamente non è una colomba – ha ammesso che la “proposta Kerry” è il meglio che ci si possa aspettare.
So bene che non la pensano tutti così, anzi, e ho sempre difeso il principio per cui “non condivido quello che dici, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa essere libero di dirlo”. Quindi adesso, per favore, per una volta, evitiamo gli insulti, i linciaggi morali, gli squadrismi intellettuali.
Stefano Jesurum, giornalista
(9 gennaio 2014)