Israele – L’ultimo omaggio ad Arik
Alla fine è tornato nel luogo che più di ogni altro gli era caro, il suo ranch dei Sicomori nel deserto del Negev, per riposare accanto alla amata moglie Lily.
Oggi per Israele è il giorno dell’omaggio al suo ex primo ministro e soldato Ariel Sharon, scomparso dopo otto anni di coma per le conseguenze di un ictus che lo colpì mentre guidava il governo nel gennaio 2006 (nell’immagine Sharon nel 1973).
“Arik, amico, leader, comandante, sei stato la spalla su cui la sicurezza della nostra nazione si appoggiava. La storia della tua via è intrecciata con quella dello Stato, i tuoi passi sono impressi in ogni collina e in ogni valle. Hai mietuto il raccolto con la falce e difeso i covoni con la spada. La tua impronta è visibile in ogni successo diplomatico e in ogni avamposto militare” le parole con cui il presidente Shimon Peres ha aperto la cerimonia funebre. “Eri un uomo raro. Hai trasformato l’impossibile in grandi opportunità. Riposa in pace”.
A partecipare alle esequie alla Knesset oltre mille persone: membri del governo, del Parlamento, di Tzahal, ma anche tanti leader stranieri, tra cui il vicepresidente americano Joe Biden e l’ex premier britannico Tony Blair, inviato speciale per il Medio Oriente del cosiddetto Quartetto (Stati Uniti, Unione europea, Nazioni Unite e Russia). Per l’Italia presente il viceministro degli Esteri Marta Dassù.
“Sharon è stato uno dei più grandi leader militari del paese. Appartiene alla generazione dei suoi padri fondatori e ha avuto un ruolo centrale nel lascito di valore d’Israele – lo ha ricordato il primo ministro Benjamin Netanyahu – Non ero sempre d’accordo con Arik e lui non era sempre d’accordo con me, ma quando abbiamo servito nello stesso governo, ci siamo supportati l’uno con l’altro per il bene dello Stato”.
“Ci ha lasciato troppo presto. Ma lo sforzo per raggiungere la pace continua” ha sottolineato poi Biden, definendo Sharon “un uomo complesso, in tempi complessi” e ricordando la “stella polare” che ha condotto il suo cammino: la sicurezza dello Stato d’Israele e del suo popolo.
Al termine della cerimonia il corteo si è messo in movimento verso il Negev. Per proteggere la Fattoria dei Sicomori, che nel 2007 fu colpita da un missile da Gaza, l’esercito israeliano ha preso altissime precauzioni, impiegando due batterie del sistema di difesa Iron Dome (nel pomeriggio di ieri un razzo era stato sparato da Hamas verso il sud d’Israele).
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(13 gennaio 2014)