Anita B.
La comunità italiana di Gerusalemme ha assistito alla proiezione del film “Anita B”. Si tratta di una produzione della Rai che è stata presentata con la presenza in sala del regista. Il film racconta la storia di una adolescente, scampata ad Auschwitz, sopravvissuta da sola mentre la famiglia è scomparsa nel campo di sterminio. È accolta dai cugini che vivono nella vicina Cecoslovacchia, ma non ha potuto ottenere ancora una carta d’identità. Senza i preziosi documenti la ragazza è obbligata a convivere coi parenti, che la sfruttano come balia asciutta di un simpatico bambino. Il fratello della padrona di casa, di qualche anno appena più anziano della giovane, intreccia con lei una relazione. Dopo una breve sosta in prigione, la ragazza riceve i sospirati documenti e va a lavorare in un laboratorio di sartoria sorto, sembra, per preparare i giovani alla partenza per la Palestina. Lì incontra un ragazzo col quale scambia una breve conversazione e una vaga speranza di approfondire il legame. Ma l’indomani il giovane parte per la Palestina e Anita quando ne ha notizia sviene. A casa il cugino apprende che è rimasta incinta, ed organizza un viaggio a Praga per una visita medica che dovrebbe portare ad interrompere la gravidanza incipiente. Il medico eccezionalmente comprensivo capisce che la ragazza non vuole separarsi dal suo bambino, le restituisce tutto il denaro ricevuto dal cugino e la rimanda a casa senza interrompere la gravidanza. Anita appena rimasta sola nella pensione di Praga, fugge e arriva ad un centro che avvia i giovani in Palestina. Il film ha belle immagini, scorre veloce e l’attore Moni Ovadia aggiunge una simpatica nota ebraica. La trama forse è un po’ debole ma resta fedele al contenuto del libro della scrittrice Edith Bruck cui si ispira. Il film evita però molte questioni esistenziali, come per esempio quali ragioni profonde spingano la giovane ad andare proprio in Palestina. Ricordo le migliaia di profughi ebrei che attraversarono l’Italia nel periodo 1945-47 e le animate discussioni tra sionisti e avversari.
Sergio Minerbi, diplomatico
(10 febbraio 2014)