Israele-UE – Schulz: “No al boicottaggio”
“Non c’è un boicottaggio ufficiale da parte dell’Unione Europea, e non ce ne sarà uno”. Ad affermarlo il presidente del Parlamento Europeo Martin Shulz, a margine della premiazione che ieri lo ha visto protagonista in Israele. Insignito di una dottorato ad honorem dall’Università Ebraica di Gerusalemme, Schulz si è soffermato su uno dei temi caldi della politica internazionale degli ultimi tempi, la spinosa questione del boicottaggio contro Israele per la sua presenza negli insediamenti della West Bank. “Boicottare è una parola molto dura. Significa bloccare completamente la cooperazione e il commercio tra paesi”, ha affermato il presidente, aggiungendo che secondo lui “il boicottaggio non è una soluzione a nulla” e che nel Parlamento Europeo “di sicuro non ci sarebbe una maggioranza per questo tipo di azione”.
Secondo quanto riporta Yedioth Ahronot, quotidiano israeliano, Schulz avrebbe poi sottolineato a Isaac Herzog, leader dei laburisti, come il problema per Israele sia il settore commerciale europeo non la politica. Affermazione poco consolatoria a giudicare dalla crescente preoccupazione nelle fila del governo di Gerusalemme. Pochi giorni fa, infatti, il premier Benjamin Netanyahu si è incontrato con alcuni suoi ministri per discutere le ripercussioni economiche di un boicottaggio sull’economia israeliana. Stando al documento presentato da Yair Lapid, ministro delle Finanze, i contraccolpi sarebbero molto duri e intanto il divampare della notizia sui media internazionali ha aumentato le fila di coloro che aderiscono al boicottaggio: ai primi di febbraio la Danske Bank, prima banca danese, ha dichiarato che interromperà le collaborazioni con l’israeliana Bank HaPoalim per ragioni legali ed etiche.
Prima il caso dell’attrice Scarlett Johansson, poi le parole del segretario di Stato John Kerry e così in poco tempo i riflettori si sono riaccesi sulla questione boicottaggio. Le parole di Kerry in particolare non sono state apprezzate dai vertici israeliani. Portando acqua al suo mulino, il segretario Usa – l’uomo del riavvio dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi – ha infatti ipotizzato che, in caso di fallimento delle trattative per una soluzione del conflitto, Israele rischierebbe gravi danni economici a causa di un plausibile aumento dei boicottaggi.
L’Unione Europea, a parte gli scivoloni di Madame Pesc – al secolo Catherine Ashton ovvero l’Alto Rappresentante UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza – si è tenuta fuori dalla questione trattative, come ha confermato Schulz ai media israeliani, sottolineando la propria fiducia nell’operato di Kerry. Una fiducia che si scontra con quanto lo stesso presidente avrebbe confessato ad Herzog dopo aver incontrato il presidente palestinese Mahmoud Abbas a Ramallah, dove a quanto pare “tutti emanano pessimismo”. Con buona pace dunque dell’amministrazione americana e di Kerry che in queste trattative hanno scommesso molto: portare a casa un risultato sarebbe fondamentale in chiave americana per recuperare quella credibilità a livello internazionale che, con la gestione delle primavere arabe e soprattutto della situazione siriana, si è per così dire diluita. Intanto oggi è previsto l’incontro tra Schulz e Netanyahu. L’America tende l’orecchio ma la strada che porta a un risultato nelle trattative appare ancora lunga.
(12 febbraio 2014)