Israele-Vaticano – Riprendono i contatti, riserbo sui contenuti

Rimangono ignoti gli orizzonti della ripresa dei contatti tra Stato ebraico e Vaticano per le questioni legate ai diritti e alle proprietà acquisiti dalla Chiesa in Israele prima nel 1948.

La sessione plenaria della Commissione bilaterale permanente di Lavoro tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele svoltasi negli scorsi giorni a Gerusalemme è infatti in primo piano sull’Osservatore romano, che della Santa Sede è l’organo ufficiale e sceglie di pubblicare il lungo elenco di tutti partecipanti, ma si astiene da qualunque notizia a proposito del contenuto del confronto, che non è trapelato neppure sulla stampa israeliana.
Una situazione completamente opposta a ciò accadde esattamente un anno fa.

“La conclusione dell’accordo rappresenta un reale passo avanti nei rapporti tra Israele e Santa Sede e tra il popolo ebraico e un miliardo di cattolici nel mondo, a beneficio di tutti”. Era il 30 gennaio 2013 e l’allora viceministro degli Esteri Danny Ayalon commentava così sul Jerusalem Post la sessione plenaria della Commissione bilaterale appena terminata.
La firma, definita da Ayalon “imminente”, non era arrivata in quell’occasione solo perché in Israele si erano appena svolte le elezioni ed era giusto che fosse il nuovo governo che doveva formarsi ad apporla.

Meno di due settimane dopo, l’11 febbraio arrivarono le clamorose dimissioni di Joseph Ratzinger e tutto si fermò. Forse anche perché nei giorni successivi, poco prima del termine ufficiale del pontificato di Benedetto XVI, arrivò l’annuncio che la figura di primo piano della Commissione, monsignor Ettore Balestrero, era stato nominato Nunzio apostolico in Colombia, in una mossa che fu letta dagli esperti come una conseguenza del coinvolgimento del prelato negli scandali che stavano scuotendo il Vaticano.

Così, a un anno di distanza, la partita è in mano a nuovi protagonisti: un nuovo Pontefice, il successore di Balestrero come sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, Antoine Camilleri, il nuovo viceministro israeliano degli Esteri Ze’ev Elkin. Solo il primo ministro israeliano è ancora Benjamin Netanyahu, passato indenne dalle elezioni.

“Atmosfera riflessiva e costruttiva”. Questo è tutto ciò che emerge dal comunicato congiunto emesso dopo la riunione nella Capitale israeliana.
Al centro del confronto ancora l’Articolo 10, paragrafo 2 dell’Accordo fondamentale tra i due Stati: “La Santa Sede e lo Stato d’Israele negozieranno in buona fede un accordo complessivo, che contempli soluzioni accettabili da ambo le parti su punti non chiari, non fissati o discussi a proposito della proprietà e di questioni economiche e fiscali che riguardano in generale la chiesa cattolica o specifiche comunità o istituzioni cattoliche” recita il testo.

Nulla altro per ora è dato sapere: forse, dopo quel comunicato congiunto di Ayalon e Balestrero del gennaio 2013, in cui si annunciava che erano stati “compiuti progressi significativi” e si auspicava “una rapida conclusione dell’accordo”, si preferisce mantenere una certa cautela. Anche perché la prossima sessione plenaria è prevista in Vaticano per il giugno 2014, cioè all’indomani della visita di Jorge Bergoglio in Israele.
Un altro appuntamento delicato in cui le relazioni fra i due Stati, che si intrecciano a quelle tra ebraismo e cristianesimo, sono chiamate a compiere un passo nella Storia.

Rossella Tercatin
twitter @rtercatinmoked

(13 febbraio 2014)