rabbini…
In questi giorni il mondo rabbinico israeliano sta affrontando momenti di tensione tra l’establishment della Rabbanut HaRashit e alcuni rabbini capo di città israeliane, scatenando le reazioni di organizzazioni come Bet Hillel e Tzohar, associazioni rabbiniche che hanno come obiettivo la costruzione di spazi culturali ed halachici di ampio respiro per l’intera società israeliana. La tensione è nata in seguito alla proposta sulla “legge del ghiur” fatta dal deputato Eleazar Stern, che prevede la possibilità per i capo rabbini delle città di Israele di istituire un bet din e convertire i candidati che lo meritano con l’approvazione dello Stato senza ulteriori passaggi burocratici o permessi della Rabbanut HaRashit. In una delle ultime riunioni dell’assemblea della Rabbanut HaRashit, che aveva come oggetto proprio la “legge sul ghiur”, la discussione non si è concentrata sulla legge stessa o sul ruolo che potrebbe o dovrebbe avere il rabbinato centrale in questo campo, bensì molti degli intervenuti hanno espresso veri e propri attacchi contro i rabbini Shlomo Riskin, rabbino capo della città Efrat, educatore e fondatore di Ohr Torah Stone e David Stav, presidente dell’organizzazione Tzohar, rabbino capo della città Shoam e già candidato a essere rabbino capo ashkenazita di Israele. Nel verbale della riunione leggiamo le parole del rabbino capo sefardita Itzhak Yosef che ha definito: “quei due” (rav Riskin e rav Stav) come persone che “hanno una posizione di interesse” rispetto alla proposta di legge. Il fratello del rabbino capo, Avraham Yosef, rabbino della città di Holon, li ha definiti: “Persone che da anni sono in prima linea per demolire la Rabbanut e il cui comportamento non è certo quello adatto a un rav e che non dovrebbero avere l’autorità per convertire.” Qualcuno ha anche avanzato l’idea di portarli davanti a un bet din. Non è chiaro se in alcuni ambienti rabbinici di Israele si ha più paura della proposta di legge sul ghiur o del diverso approccio halachico che hanno i rabbini Stav e Riskin. Qualunque sia la paura, il timore o l’angoscia che ha fatto da sfondo a questa riunione, stupiscono, se non rattristano, le parole del rabbino capo ashkenazita, rav David Lau che ha definito la legge come “qualcosa di personale” che servirà ai rabbini “liberali” “per far passare attraverso di loro tutti i convertiti che vorranno.”
Non credo sia questa la sede per affrontare la giustezza o meno della proposta di legge sul ghiur o per analizzare le molte distanze e differenze tra i diversi rabbini, se non “rabbinati” di Israele, ma le parole del verbale dell’assemblea riportate dalla stampa non rendono certo onore a una istituzione come la Rabbanut HaRashit.
Gli attacchi personali verso rabbini che investono tutto il loro tempo e dedicano le loro vite alla Torà e alla educazione di intere generazioni sono drammatici e non aiutano certo la riflessione politica sulla proposta di legge.
Diffamare altri rabbini non aiuta nessuno e sono davvero lontani i tempi in cui con rispetto, seppur con distanza concettuale, la scuola di Hillel insegnava le parole della scuola di Shammai prima ancora che le proprie, salvando in questo modo le opinioni di entrambe le scuole rabbiniche di duemila anni fa (Talmud Bavli Eruvin 13b) e Baba ben Buta, pur essendo discepolo di Bet Shammai, fissava la halachà secondo la scuola di Hillel (Tosefta, Haghigà 2). Abbiamo tutti bisogno di maestri che si scambino informazioni, insegnamenti, rispetto. In Israele e per il popolo di Israele. Ovunque.
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
(14 febbraio 2014)