Israele – Riconoscere lo Stato ebraico

Dan Shapiro“È troppo presto per sapere quali compromessi e concessioni entrambe le parti dovranno fare. Ma noi crediamo che Israele meriti di essere riconosciuto come Stato ebraico. Questa è sempre stata la politica americana: Israele è uno Stato ebraico e deve rimanere tale. Questo sarà uno degli elementi dell’accordo quadro su cui stiamo lavorando”. Niente di nuovo sul fronte delle trattative ma le parole di Dan Shapiro, ambasciatore Usa in Israele, suonano positive per chi, in particolare tra i membri del governo israeliano, aveva duramente criticato l’approccio americano ai negoziati. Shapiro, durante un’intervista con una radio israeliana tenutasi questa mattina, ha sottolineato che la questione del riconoscimento da parte palestinese di Israele come Stato ebraico è uno dei punti cardine del processo di pace.
Per l’ambasciatore questo passo non sarebbe solo decisivo nel rapporto tra i due protagonisti del conflitto ma avrebbe un’influenza ad ampio raggio su tutta la regione: se i palestinesi accetteranno di riconoscere lo Stato ebraico, questo avrà un effetto domino sugli altri paesi arabi, almeno stando alle considerazioni di Shapiro. Per il momento però dalla Cisgiordania non sembrano arrivare risposte in questo senso, con Hanan Ashrawi, membro di spicco dell’Autorità palestinese, ad esprimere il suo scetticismo. Eppure un piccolo segnale c’è stato. Secondo quanto riporta il Times Of Israel, in un discorso tenuto domenica scorsa a degli studenti israeliani, il presidente palestinese Mahmoud Abbas avrebbe aperto uno spiraglio: potremmo accettare l’opzione del riconoscimento di Israele come Stato ebraico se sarà intrapreso dalle Nazioni Unite, è la posizione di Abbas. Prima loro, poi noi, sembra dire il presidente dell’Autorità palestinese, contraddicendo quanto auspicato dall’ambasciatore Shapiro. Di fare l’apripista, infatti, Abbas non sembra convinto e con una legittimazione a monte dell’ONU – dove, pleonastico ricordarlo, siedono anche i paesi arabi – potrebbe portare a valle quella palestinese.
In questo tira e molla diplomatico, intanto il gas continua a fare il suo lavoro di trait d’union tra Israele e i vicini. Dopo l’accordo di gennaio con i palestinesi (una fornitura ventennale per la realizzazione di una centrale termoelettrica in territorio palestinese), è stato siglato oggi con la Giordania, dalle società che controllano i giacimenti di Tamar e Leviathan, un’altra intesa commerciale: uno dei partner, la Noble Energy inc, ha infatti firmato oggi ad Amman un accordo con la Arab Posh Company e la Jordan Bromine Company per la fornitura quindicennale di gas del valore di 500milioni di dollari. Di fatto, la Giordania sarà il primo paese a ricevere la fornitura della preziosa risorsa, scoperta nel 2009 a largo delle coste israeliane. “Questo accordo preparerà la strada per ulteriori progetti di esportazione che potrebbero incrementare la cooperazione regionale così come costituire una ulteriore provvista per il mercato interno, oltre a potenziare la sicurezza delle forniture attraverso lo sviluppo di infrastrutture”, ha dichiarato la Noble Energy.

(21 febbraio 2014)