Israele – Il bilancio americano di Bibi

Netanyahu 5 marzo 2014Arrivato all’aeroporto di Los Angeles, Benjamin Netanyahu – nella foto al telefono mentre si congratula con l’Idf per aver intercettatore poche ora fa un carico di armi dirette a Gaza dall’Iran – avrà riflettuto sui giorni appena lasciati alle spalle a Washington. Un piccolo bilancio per il futuro, una riflessione sui prossimi passi in primis nel percorso dei negoziati con i palestinesi. La strada della Capital City sembrava essersi messa subito in salita per il premier israeliano con il presidente Barack Obama a rilasciare un’intervista di benvenuto che voleva mettere alle strette Netanyahu. “Non c’è più tempo”, “se non va bene la nostra opzione, che Netanyahu ne proponga un’altra. Se può”, alcune delle considerazioni di Obama. “Non cederò alle pressioni”, rispondeva il battagliero premier di Israele, consapevole che, finito il vis-a-vis con l’inquilino della Casa Bianca, almeno si sarebbe trovato davanti un pubblico amico come quello dell’Aipac (organizzazione americana schierata al fianco di Israele), riunitosi a Washington per il congresso annuale. Nello Studio Ovale a quanto pare però non ci sono state scintille. “Il confronto è andato bene, senza tensioni”, ha dichiarato una fonte ufficiale. Obama ha promesso a Netanyahu che metterà pressione su Mahmoud Abbas, il rappresentante della controparte palestinese, perché accetti le linee programmatiche del piano di pace. “Israele sta facendo la sua parte, i palestinesi no”, ha affermato il premier israeliano che poi dal palco dell’Aipac ha ribadito, “la pace è la massima aspirazione di Israele. Sono pronto a fare una storica pace con i vicini palestinesi, un accordo che porrebbe fine a un secolo di conflitto e spargimenti di sangue. La pace sarebbe un bene per noi e per i palestinese ma sarebbe anche una possibilità per Israele di stabilire rapporti formali con i maggiori paesi del mondo arabo”. Evidente dunque l’apertura però i palestinesi “devono riconoscere Israele come Stato ebraico”, punto su cui Netanyahu è inflessibile e su cui a poche ore dalla West Bank sembra essere arrivato un rifiuto. Obama avrebbe promesso che metterà pressione ad Abbas perché “prenda decisioni difficili” e il passaggio citato ne fa parte. Rivolgendosi ai 14mila partecipanti all’Aipac, il premier israeliano si è rivolto direttamente ad Abbas “dica ai palestinesi di abbandonare la fantasia di sommergere Israele con rifugiati o amputare al paese parti del Negev o della Galilea”.
Su Haaretz si sottolinea come il premier abbia speso più di sette minuti del suo discorso per parlare della questione del boicottaggio da parte del movimento Bds contro Israele. Segnale, a prescindere dal peso reale del movimento, di una preoccupazione che comunque esiste nelle fila del governo di Gerusalemme. Altro tema l’Iran, sui cui Obama ha di fatto soprasseduto ma su cui Netanyahu non vuole cedere e chiede alla diplomazia internazionale e americana dure sanzioni contro Teheran. E la notizia di oggi del sequestro di un carico di armi diretto a Gaza e proveniente dall’Iran, non può che rafforzare questa convinzione.

d.r.

(5 marzo 2014)