Israele – La rete chiede, Peres risponde

Peres facebook“Sono qui con voi, pronto a rispondere alle vostre domande”. “Lei è il simbolo di Israele. Presidente perché non si ricandida alle prossime elezioni?”, “Grazie ma esistono delle regole e tutti i cittadini devono rispettare le leggi di Israele”. Tempestato di domande sul suo futuro, il presidente di Israele Shimon Peres si è divertito – almeno questo testimonierebbe la foto sorridente sul suo profilo – a rispondere alle decine di quesiti postati sulla sua bacheca Facebook per il collaudato esperimento social “The presidential Facebook Q&A”. Un’ora di botta e risposta in cui Peres ha dimostrato per l’ennesima volta la sua capacità di comunicare con le persone, utilizzando la via 2.0 per entrare in contatto con uomini e donne di Israele e di tutto il mondo. E visto l’apprezzamento di tutti gli intervenuti, questa modalità sembra piacere al popolo della rete che ha raccolto con entusiasmo la proposta di Peres, facendo piovere sul suo profilo centinaia di domande: cosa farà dopo la presidenza, in scadenza a luglio, è possibile una pace in Medio Oriente, ci sono errori del passato che, tornando indietro, non commetterebbe più, qual è il segreto di una buona leadership, sarà l’anno della liberazione di Pollard. Temi cari a una comunità che va da Israele al Messico e che in Peres vede una guida, non nascondendo qualche preoccupazione per il futuro della presidenza israeliana quando a luglio il discepolo di Ben Gurion lascerà il suo incarico.

“Presidente ricorda un evento particolare della sua gioventù che l’ha influenzata e le ha fatto decidere di dedicare la sua vita al popolo di Israele?”, “Ariel, mio nonno, il rabbino Zvi Meltzer (che morì dentro la sinagoga della sua città, data alle fiamme dai nazisti) – scrive Peres – ci accompagnò alla stazione di Wieszniev, la mia città natale, per la nostra partenza verso Israele. Mi diede la sua benedizione e mi disse ‘ti chiedo una cosa, rimani sempre un ebreo’”. Il passaggio di testimone tra due generazione, tra quell’ebraismo tradito dall’Europa e quasi cancellato dalla Shoah e i pionieri di Israele, tra cui Peres, che costruirono le fondamenta dello Stato ebraico. “David Ben Gurion è stato suo mentore. Quale lezione ha imparato da lui che è ancora valida nel 2014?”, “Ben Gurion è stato effettivamente il mio mentore. Mi ha insegnato a giudicare le cose per il loro valore e non per il loro prezzo. Se qualcosa è di valore ed è importante allora è economico, se è inutile è anche caro”. I giudizi sul passato non sembrano interessare al presidente, che all’età di 90 anni continua a guardare con ottimismo al futuro. A chi gli chiede quali errori, se potesse tornare indietro, non commetterebbe più o quali di decisioni prese va particolarmente orgoglioso, risponde che lui non guarda indietro, che il passato tanto non può essere cambiato. “Io guardo al futuro. Spero che la mia miglior decisione sarà quella che prenderò domattina”. E nel suo domani ci sarà ancora la promozione della pace nella regione. Fare il pensionato non rientra neanche lontanamente nei suoi piani. “Non credo prenderò una vacanza. Per me lavorare e servire le persone di questo paese è una grande gioia”. Un paese che secondo Peres dovrà continuare ad investire nella scienza e nella tecnologia per continuare a migliorarsi. Settori chiave per il futuro di tutto il Medio Oriente. “La scienza non ha confini né bandiere”, scrive il presidente, e attraverso la ricerca si possono costruire ponti per creare quella stabilità e pace che nella regione sembra lontana. Lontana per inimicizie che non sembrano, nonostante le parole, allentarsi. “Oggi (5 marzo, ndr) Israele ha sequestrato una nave carica di armi proveniente dall’Iran e diretta a Gaza per Hamas. L’Iran deve smettere di bluffare. Questa operazione ha mostrato il vero volto dell’Iran, che dice una cosa ma fa il contrario. Mettono una maschera di innocenza e poi mandano i missili più pericolosi a un’organizzazione terroristica che uccide persone innocenti, violando le leggi internazionali”. Anche Peres sembra aver chiuso quella porta che mesi fa aveva aperto, con circospezione, nei confronti di Teheran con l’arrivo di Rohani. “È arrivato il momento che le persone responsabili dicano all’Iran e a Gaza di fermarsi! Per il bene di tutti coloro che vogliono vivere in pace”.
iono vivere in pace”.
Ai leader di domani, il consiglio è quello di ricordarsi che “una buona leadership oggi non vuol dire guidare ma servire. La gente dice che il futuro appartiene ai giovani ma io credo che come giovani leader dovreste sempre ricordarvi che in realtà è il presente ad appartenervi. Voi avete il potere di cambiare il mondo in cui viviamo in un posto migliore, più sicuro e prospero per tutti noi”.

d.r. @dreichelmoked

(6 marzo 2014)