Qui Torino – La legalità del male
Nelle seicento pagine di La legalità del male, il libro di Saverio Gentile presentato all’Istituto di Storia della Resistenza di Torino sono ricostruite le vicende giuridiche dei cittadini italiani “considerati di razza ebraica” tra il 1938 e il 1945. Dai lunghi anni passati a fare ricerche nei principali archivi italiani è emersa una mole impressionante di documenti che mostra in tutta la sua crudezza documentale una responsabilità corale e diffusa ai più vari livelli, che mette in discussione il mito degli “italiani brava gente”. A discuterne con l’autore erano presenti lo storico Alberto Cavaglion, il giurista Guido Neppi Modona e Davide Petrini, docente di diritto penale, che ha invitato i presenti a non farsi spaventare dalla mole del volume che ha definito interessante e coinvolgente. Scardina il mito degli “italiani brava gente” in maniera sistematica, procedendo per categorie, a partire proprio dai giuristi, che allora scrivevano parole di apprezzamento per le leggi razziste, e che non hanno preso posizione pubblicamente. L’evoluzione, dal codice penale che tutela la stirpe, alla legislazione coloniale, fino a quella antiebraica sfocia poi a Salò, in una continuità sottolineata nel volume. Già il titolo, molto apprezzato da tutti i relatori, mostra con chiarezza le responsabilità dei giuristi, delle riviste di diritto, e Cavaglion ne ha evidenziato la sobrietà e l’equilibrio anche nell’affrontare responsabilità scomode. Una questione discussa fra gli storici, che non concordano su quanto sia possibile retrodatare l’antisemitismo mussoliniano, trova alcune risposte nel testo, in cui però resta da approfondire il ruolo di Mussolini, la cui cultura sull’antisemitismo è stata sopravvalutata.
“La legalità del male – ha continuato Neppi Modona – è una storia del diritto antisemita, che chiarisce quanto sia stata impressionante la quantità di strumenti giuridici, legislativi e amministrativi attraverso cui si è realizzata la persecuzione antiebraica. Mostra bene quale sia stato l’atteggiamento, e quanto il coinvolgimento di giuristi e magistrati, superando una rimozione che ha cancellato un quarantennio di storiografia.”
Tutti gli interventi hanno anche rimarcato il ruolo particolarmente negativo avuto dalla moltissime circolari che oltre ad andare a peggiorare gli atti legislativi avevano un carattere di discrezionalità che toglieva anche la certezza del diritto. Proprio su questo punto l’autore, Saverio Gentile, si è soffermato: il consenso è stato molto più ampio di quanto si sia abituati a credere, a partire dai parlamentari che proposero solo emendamenti peggiorativi, ai docenti universitari cui non pareva vero di potersi appropriare delle cattedre lasciate libere dagli ebrei, fino alle lettere anonime per che spingevano a togliere le licenze ai negozianti. Senza le circolari le leggi avrebbero probabilmente potuto essere aggirate ma le circolari partivano dal basso, richieste insistentemente da persone che richiedevano di cacciare gli ebrei.
Il silenzio non è un segno di opposizione.
a.t. twitter @atrevesmoked
(12 marzo 2014)