Qui Milano – Ame: sanità israeliana, esempio da imitare
Un esempio da imitare, un sistema da cui prendere spunto. Gli insegnamenti da trarre dalla sanità israeliana, indicata come esempio da seguire nel mondo dalle più importanti organizzazioni internazionali, sono stati al centro di un incontro organizzato dalla sezione milanese dell’Associazione medica ebraica e dagli Amici del Magen David Adom Italia. Incontro che è stato anche l’occasione per raccogliere e valorizzare l’esperienza dei giovani medici italiani inviati in Israele per un corso di formazione con una borsa di studio Ame.
“Diminuire l’affollamento negli ospedali e potenziare la telemedicina. È uno degli obiettivi su cui Israele lavora e in cui più è all’avanguardia – ha sottolineato il presidente dell’Ame Milano Luciano Bassani – Una prospettiva che è fondamentale anche per la sanità italiana”.
A raccontare il positivo funzionamento del sistema israeliano è stato Luigi Gianturco, che ha posto l’accento anche sull’arricchimento culturale delle giornate trascorse a Tel Aviv per il corso del Magen David Adom (il ramo israeliano della Croce rossa) con operatori del settore provenienti da tutto il mondo. “Ho apprezzato moltissimo le opportunità di esperienze pratiche che ci hanno offerto, e tra i momenti che più mi hanno colpito voglio ricordare anche la celebrazione della festa di Chanukkah”.
“In Israele c’è grande orizzontalità, in Italia purtroppo il sistema è caratterizzato da un forte verticismo e scarsa collaborazione tra i vari settori” ha messo in evidenza Felice Zandra, ematologo presso l’Ospedale Fatebenefratelli.
E proprio sull’efficienza ha posto l’accento, chiudendo la serata, Enrico Mairov, presidente dell’Associazione Monte Sinai, da anni impegnata nel promuovere la collaborazione tra sanità israeliana e italiana. “Israele è il paese con il sistema meno costoso in assoluto, completamente integrato e cablato, e per questo particolarmente efficace nei confronti di pazienti con malattie croniche, grazie alla sviluppata presenza di assistenza domiciliare – ha spiegato – Con un valore aggiunto: la grande umanità del rapporto medico-paziente, favorita anche dal fatto che molti specialisti, pur lavorando in ospedale, sono anche medici di famiglia”.
(26 marzo 2014)