Israele – Riportare il sorriso ai bimbi di Siria

sirianiLa scena si ripete regolarmente. Negli uffici di una Ong giordana nella città di Mafraq, pochi chilometri dalla Siria, dove oggi vivono almeno 100mila rifugiati alloggiati in un campo profughi in continua espansione, gruppi di volontari seguono incontri di formazione per imparare a gestire la situazione davanti a persone che hanno bisogno di tutto: di cibo, medicine, vestiti, ma soprattutto di assistenza psicologica, supporto umano, per superare gli orrori di cui sono stati testimoni in una guerra civile che, periodicamente dimenticata dal mondo, non si placa.
A offrire le proprie competenze, insegnanti un po’ speciali: gli operatori della IsraAid, che fondata nel 2001, porta in tutto il mondo la specializzazione israeliana nella gestione delle situazioni di emergenza e di assistenza post-traumatica, dallo tsunami nel sud est asiatico al terremoto di Haiti, al tifone nelle Filippine.
La collaborazione di IsraAid con la ong giordana prosegue ormai da tempo con successo. I volontari riflettono insieme a loro su quale approccio mantenere nei confronti di persone emotivamente ferite, tra cui tanti, tantissimi bambini, come riconoscere i sintomi della sindrome da stress post traumatico, ascoltare i racconti e porre le domande giuste, capire dove indirizzare i rifugiati una volta accertate le loro necessità.
“Abbiamo davvero bisogno di conoscenza, di imparare quanto più possibile sul trauma e sulla comunicazione. Tutto questo per noi è fondamentale” spiega una delle volontarie giordane al Times of Israel.
Se il lavoro degli operatori israeliani è sempre più apprezzato e diffuso, la nota negativa rimane la necessità di tenere la cooperazione sotto traccia. La ong giordana che collabora con IsraAid non vuole svelare il suo nome, né quello del suo direttore o dei volontari, teme che questo scatenerebbe contro di loro problemi.
“È davvero un peccato che i giordani siano costretti a nascondere la propria identità – commenta il direttore di IsraAid Shachar Zahavi – Penso sia importante invece mandare il messaggio che siamo parte del sistema internazionale di aiuti umanitari”.
Ma la notizia del progetto portato avanti in Giordania sta circolando e l’impegno di IsraAid potrebbe essere replicato anche nell’ambito dei campi profughi siriani in Bulgaria, dove in tanti arrivano dalla Turchia. Oltre che crescere nella stessa Mafraq. Dove i risultati sono già tangibili. “Ho iniziato a fare il volontario con grandissime ambizioni di aiutare davvero i rifugiati – commenta uno dei partecipanti alla formazione – Ora finalmente ho le competenze per realizzare il mio obiettivo”.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

(4 aprile 2014)