Israele – Negoziati, diplomazia in affanno
Iniziative unilaterali. Jonathan Pollard. Razzi da Gaza. Tzipi Livni. Saeb Erekat. Benjamin Netanyahu. Abu Mazen. Una girandola di nomi, notizie, dichiarazioni e controdichiarazioni segna le ore e le giornate più difficili dalla ripresa dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi sotto l’egida americana e in particolare del segretario di Stato John Kerry.
Sarà probabilmente parecchia la carne al fuoco dell’incontro programmato per queste ore
tra i due team negoziatori, gli israeliani guidati da Livni e i palestinesi da Erekat e l’inviato americano Martin Indyk, a partire dalla decisione del presidente palestinese Mahmoud Abbas di spingere unilateralmente per ottenere il riconoscimento della Palestina come Stato attraverso le Nazioni Unite e al di fuori delle trattative di pace. Focus anche sui passi successivi inseriti nel percorso di pace che ora potrebbero sfumare, la liberazione di un nuovo gruppo di prigionieri palestinesi da parte di Israele, ma anche il possibile assenso americano alla scarcerazione di Jonathan Pollard (condannato alla fine degli anni ’80 per aver passato segreti militari a Israele) come contropartita per le concessioni, il tema del riconoscimento di Israele come Stato ebraico, la questione degli insediamenti.
Sullo sfondo, non possono essere dimenticate le tensioni che si registrano nell’area, con un ennesimo razzo sparato da Gaza contro Ashkelon nella sera di sabato, il quinto dallo scorso giovedì, con Tzahal che in risposta ha annunciato di aver colpito cinque siti terroristi della Striscia.
“Nel corso dei negoziati di pace, Israele ha intrapreso passi difficili nel creare una cornice che porrebbe fine al conflitto – ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu nella settimanale riunione di governo convocata ogni domenica mattina – Proprio quando eravamo sul punto di accordarci su un documento quadro per assicurare il proseguimento dei negoziati, Abbas si è affrettato ad annunciare che non era pronto a discutere il riconoscimento di Israele come lo Stato-nazione del popolo ebraico”. Netanyahu ha sottolineato come il meccanismo è stato ripetuto anche in questo ultimo caso, rendendo pubblica la scelta di entrare a far parte di una dozzina di convenzioni internazionali proprio quando era vicino l’accordo per il rilascio dei prigionieri per estendere le trattative. “I palestinesi hanno violato l’intesa che avevamo raggiunto. Alle loro decisioni unilaterali corrisponderanno passi unilaterali da parte nostra” ha concluso il premier.
Domani la Knesset interromperà il periodo di sospensione dei lavori parlamentari (prevista fino all’11 maggio) per fare il punto sulla crisi dei negoziati.
(6 aprile 2014)