Israele – Negoziati, ancora in stallo
Quattro ore di faccia a faccia, ma nulla di fatto. Questo trapela dalle prime indiscrezioni circa l’incontro che si è svolto nella serata di ieri a Gerusalemme tra i responsabili dei negoziati di pace da parte israeliana e palestinese insieme all’inviato della diplomazia americana Martin Indyk. Scopo del vertice era risolvere la crisi peggiore vissuta dalle trattative condotte sotto l’egida del Segretario di Stato Usa John Kerry (nell’immagine) dal loro avvio, nove mesi fa. A far precipitare una situazione già delicata, era stata, alcuni giorni fa, la scelta del presidente palestinese Mahmoud Abbas di firmare, e per di più in diretta televisiva, le richieste di adesione a numerosi trattati internazionali e agenzie delle Nazioni Uniti per ottenere il riconoscimento della Palestina come Stato aggirando il processo di pace.
All’indomani dell’incontro, le dichiarazioni rilasciate da funzionari israeliani e palestinesi alla stampa (sotto condizione di anonimato), non sembrano lasciare grandi spiragli. “La crisi continua, gli israeliani hanno passato tutto l’incontro a minacciarci” la dichiarazione da parte palestinese raccolta dal Times of Israel. “Ci sono tensioni ma anche la volontà seria di lavorare per risolvere i problemi, pur rimanendo il disaccordo sul modo migliore di farlo” le parole di rappresentanti israeliani riportate su Haaretz.
Pur professando entrambi gli interlocutori la propria volontà di proseguire le trattative, al momento non è stata dunque individuata la modalità per consentirlo. Senza contare che l’approccio statunitense alla questione si è decisamente raffreddato rispetto anche soltanto ad alcune settimane fa. Il solo punto su cui in questa fase i tre protagonisti dei negoziati sembrano essere d’accordo è infatti proprio questo: sì agli sforzi per proseguire il dialogo, ma non a ogni costo.
D’altronde, scetticismo sulla reale possibilità che questo tipo di iniziativa possa effettivamente portare a benefici viene espresso da molti, e con diverse visioni politiche, anche da parte di chi tradizionalmente si è sempre speso a favore del negoziato. Significativo per esempio l’intervento dello scrittore israeliano Abraham Yehoshua pubblicato oggi sulle colonne della Stampa.
“È interessante notare che la stragrande maggioranza degli israeliani e dei palestinesi e, naturalmente, di tutti gli intermediari europei e americani, descrive più o meno in maniera simile le possibili linee guida(reali, non immaginarie) di un giusto accordo tra Palestina e Israele. Se non che, nel frattempo, questo infinito ‘processo di pace’ genera fantasie su possibili concessioni che una parte vorrebbe ottenere dall’altra, così che durante questa interminabile e inesauribile serie di illusioni, la pace si fa sempre più lontana”.
Ancora di oggi, la notizia di un’infiltrazione di terroristi sventata dai soldati israeliani alla frontiera con Gaza da dove negli ultimi giorni sono stati sparati pure numerosi razzi verso il sud del paese. Mentre il capo del gruppo terrorista sciita Hezbollah Hassan Nasrallah ha rivendicato la paternità di un’esplosione contro le truppe israeliane avvenuta a marzo al confine tra i due paesi. Sicuramente non la cornice più favorevole a superare l’impasse.
(7 novembre 2014)