Qui Torino – Il passo di Dana
Un’identità multipla, uno sguardo diverso su Israele per vincere pregiudizi e stereotipie che ancora oggi vivono nella società italiana. Padre musulmano, madre cattolica, una doppia cittadinanza in tasca (Italia e Israele), Dana sceglie di svolgere il servizio civile all’interno del kibbutz Sasa in cui progetti di convivenza di successo hanno portato l’educatrice Angelica Edna Calo Livne ad essere candidata al Nobel per la pace. A raccontare la sue esperienza è un film, Il passo di Dana, prodotto dall’associazione Dialogue con regia di Gualtiero Peirce. Dietro le telecamere prende vita l’Israele che non tutti si aspettano: un’Israele fatta di normalità, incontro, dialogo. Una Israele lontana anni luce dalla rappresentazione che spesso se ne fa sui media e in cui il conflitto resta ai margini delle vite di teenager delle diverse origini che condividono – in perfetta armonia – passioni, musica, quotidianità. “È un pezzo di verità che meritava la nostra attenzione”, ha spiegato l’autore.
Una prima proiezione dell’opera si è svolta ieri a Torino, al Circolo dei lettori, con interventi dello stesso Peirce, del consigliere UCEI Eva Ruth Palmieri (che ha parlato a nome dell’associazione Dialogue e che ha lavorato a stretto contatto con il regista), del presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Simone Disegni e dell’esponente della Comunità Religiosa Islamica Maryam Turetta. Moderatore l’ecumenista Beppe Valperga. Presenti in sala, tra gli altri, il presidente della Comunità ebraica torinese Beppe Segre e il rav Alberto Moshe Somekh.
“La visione del conflitto di Dana è del tutto assente – ha spiegato Palmieri – così come non esistono tutte le barriere che ci portiamo dentro quando si parla di Medio Oriente. È un aspetto che mi ha entusiasmato”. La pellicola segue di alcuni anni un altro lavoro prodotto da Dialogue sul tema ‘Giovani e religione’, Otherness, che ebbe come primo sponsor l’ex ambasciatore di Israele presso la Santa Sede Mordechay Lewy. Grande l’attualità delle tematiche trattate e forte in questo senso l’impegno delle istituzioni dell’ebraismo italiano, ha ricordato Palmieri, nel mettere a disposizione delle nuove generazioni un bagaglio di conoscenze più ampio di quello comunemente diffuso. Perché se è vero che nel film di Peirce la religione resta apparentemente ai margini, è allo stesso tempo innegabile che molte contrapposizioni della contemporaneità abbiano origine da una distorta proiezione dei valori di cui le religioni stesse sono portatrici. “Il lavoro da fare perché le ostilità vengano meno è ancora tanto. Su Ebraismo e Islam – ha affermato Disegni – riscontriamo infatti numerosi pregiudizi in ragione di una conoscenza complessiva che è decisamente scarsa. La sfida più difficile, in una società polarizzata come la nostra, è quella di trasmettere ai nostri coetanei la profondità delle singole esperienze religiose. È un lavoro complesso e faticoso ma vale la pena portarlo avanti”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(8 maggio 2014)