…retoriche

“Dopotutto è una guerra! È una guerra oppure no? E se siamo in guerra, tutto è lecito (seconda voce: Guerra? Contro chi, questi qua?) Prima voce (continuando a far finta di niente): Sicuramente fra loro non ci sono degli stinchi di santo (E tra chi ci sono?)… E anche se le nostre intenzioni sono buone e oneste e sincere, quando si entra in acqua non si può evitare di bagnarsi”. Sono parole tratte dal fondamentale libriccino di S. Yizhar, La rabbia del vento (Einaudi 2005, ma pubblicato in Israele alla fine degli anni ’40). Lo cita Shlomo Avineri in una straordinaria reprimenda contro l’atteggiamento dell’Haaretz a proposito della Guerra d’Indipendenza e della Naqba. Avineri lamenta la persistente adozione da parte della sinistra liberal israeliana del punto di vista vittimistico palestinese su quanto accaduto negli anni 1947-49, e richiama a un maggior coraggio nel dare agli avvenimenti storici il loro nome senza scadere in atteggiamenti propagandistici. Continuo a trovare straordinaria la capacità di molti israeliani di confrontarsi in maniera brutale e dolorosa con la propria storia senza indulgere in atteggiamenti retorici. Israele sa che la guerra d’indipendenza fu anche una catastrofe umanitaria. Non se lo è mai nascosto e si confronta con il concetto di Naqba (disastro, catastrofe) sia nella sua produzione letteraria, sia nella riflessione storiografica. Un po’ meno sul piano politico, dove la retorica ha più presa. Ma nella sostanza il ragionamento di Avineri mi convince: non si può esser così innamorati della correttezza politica da trasferire l’interpretazione vittimistica della storia ebraica (ebrei sempre vittime innocenti) sic et simpliciter sulla realtà palestinese, trasformando in maniera acritica quel mondo in vittime. E’ un’operazione che non aiuta nessuno e falsifica la storia. Meglio, dice Avineri, chiamare i fatti storici con il loro nome. Si scoprirà allora (ad esempio) che già dal novembre 1947 iniziò un’intensa attività terroristica araba nel tentativo di contrastare la partizione decisa dalle Nazioni Unite; e si scoprirà che i comunisti palestinesi accettarono invece quella partizione riconoscendo di fatto la nascita di uno stato per gli ebrei. Insomma: meno retorica e più fatti. Farebbe bene a tutti.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(9 maggio 2014)