Israele accoglie Bergoglio
Quarto papa a visitare Israele, Jorge Bergoglio ha lasciato Betlemme alla volta dell’aeroporto David Ben Gurion.
Alle 16.30 cerimonia di benvenuto alla presenza delle massime autorità dello Stato, quindi trasferimento in elicottero a Gerusalemme dove saranno ricordati, assieme al patriarca ecumenico di Costantinopoli, i 50 anni dallo storico incontro tra Paolo VI e Atenagora al Santo Sepolcro.
La giornata di domani si annuncia come la più impegnativa della sua missione. Dopo un saluto al Gran Muftì di Gerusalemme, il papa – accompagnato tra gli altri dal rabbino Abraham Skorka – si fermerà in preghiera al Muro del Pianto per lasciarvi incastonato un messaggio augurale. Si recherà quindi sul Monte Herzl in raccoglimento davanti alla tomba del fondatore del moderno ideale sionista e visiterà il Memoriale dello Yad Vashem. Seguiranno incontri istituzionali con i protagonisti della vita politica israeliana: i due gran rabbini David Lau (ashkenazita) e Yitzhak Yosef (sefardita), il presidente della Repubblica Shimon Peres e il primo ministro Benjamin Netanyahu. Nel pomeriggio, prima di ripartire alla volta di Fiumicino, Bergoglio incontrerà sacerdoti, religiosi e seminaristi nella chiesa dei Getsemani e terrà una messa nella sala del Cenacolo.
Grande l’attesa in tutta l’opinione pubblica internazionale per le iniziative che saranno adottate nelle prossime ore mentre fanno discutere le simbologie molto forti già evocate in queste prime due giornate di viaggio, tra cui la preghiera fuori programma davanti al muro di sicurezza posto al confine tra Stato di Israele e territori amministrati dall’Autorità Nazionale Palestinese. Intervenendo questa mattina a Betlemme, il papa ha parlato di situazione di conflitto tra israeliani e palestinesi “divenuta sempre più inaccettabile” e invocato “la forza necessaria a portare avanti il coraggioso cammino della pace, in modo che le spade si trasformino in aratri e questa terra possa tornare a fiorire nella prosperità e nella concordia”. Bergoglio si è inoltre offerto di ospitare un incontro di preghiera con i rappresentanti di entrambi i popoli nella sua residenza in Vaticano. “Costruire la pace è difficile – ha spiegato – ma vivere senza pace è un tormento”. Intervenendo alla trasmissione Stanze Vaticane di Tgcom24, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha così commentato: “Fermandosi a pregare di fronte al muro che divide Betlemme da Israele, il papa ha probabilmente mostrato un suo dissenso contro questo muro sul quale si potrebbe discutere dal punto di vista politico, sulla sua utilità”. Per poi aggiungere: “Io vivo a Roma e la città del Vaticano è protetta da altissime mura per motivi storici. Ma nessuno può entrare in Vaticano senza mostrare il passaporto o fare i documenti. Nel giorno in cui si apriranno le mura vaticane e si darà libero accesso a tutti, allora io crederò a questa preghiera fatta di fronte al muro”. Durissima la conclusione: “Il Vaticano non è fuori dal conflitto in posizione da fare da mediatore. Il Vaticano sta dentro al conflitto come parte interessata. Un conto è un incontro di preghiera e un conto è un incontro di pace politica che dovrebbe svolgersi altrove”.
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(25 maggio 2014)