Qui Roma – Omaggio a Tsibi Geva
È uno dei grandi nomi dell’arte israeliana. Pittore, scultore, designer, un talento poliedrico: Tsibi Geva è adesso protagonista anche in Italia grazie a una mostra – Tsibi Geva: Recent and Early Works, curata da Barry Schwabsky e Giorgia Calò – che si apre in queste ore al Macro di Roma e che sarà visitabile fino al prossimo 14 settembre.
Sostenuta dall’Ambasciata d’Israele in Italia – Ufficio Culturale e dalla Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti, l’esposizione ricalca la personale che l’artista ha presentato all’American University Museum di Washington nel 2013 e che sarà successivamente riproposta al Mönchehaus Museum di Goslar nel 2015 (Tsibi Geva. Paintings 2011-2013).
In mostra trenta dipinti, alcuni di grandi dimensioni. L’arco temporale coperto va dagli anni Ottanta fino a realizzazioni di recente stesura. A questi si affiancano inoltre una grande installazione in ferro e un graffito realizzato specificamente per l’evento romano.
Quale l’unicità, quale la forza concettuale di questa artista? “L’opera di Tsibi Geva, uno dei più importanti artisti israeliani contemporanei – spiegano i curatori – amalgama motivi e immagini tratti dall’ambiente circostante, israeliano e palestinese: paesaggi, architetture e frammenti urbani. Il lavoro che ne emerge presenta una miscela, una fusione di diverse matrici culturali, etniche e politiche che creano rapporti dialogici e contemporaneamente esprimono, in toni accesi, tensioni e conflitti profondi e cruenti”.
Lungo una parete dello spazio espositivo si stagliano grandi inferriate tridimensionali della serie Lattices. Questo gruppo di sculture fa riferimento ai modelli e agli schemi tipici del tardo modernismo e dell’epoca post moderna, come anche alle versioni popolari e alla cultura di strada improvvisata caratteristica dell’urbanesimo israeliano. “Geva lavora sugli interstizi – spiega Calò – su quegli spazi significativi, fisici e mentali, che se per certi aspetti sono volti a creare una relazione e un dialogo, per altri ne marcano la distanza”.
(30 maggio 2014)