Israele – A giorni il nuovo Presidente
A una settimana dalla data fissata per le elezioni del nuovo presidente dello Stato d’Israele (il 10 giugno, per mano dei 120 deputati della Knesset a scrutinio segreto) si delinea il quadro in cui l’appuntamento si svolgerà. Alto il numero di candidati (per presentarsi era necessario aver raccolto le firme di almeno dieci parlamentari): il successore di Shimon Peres verrà scelto tra l’ex speaker della Knesset Reuven Rivlin (Likud), Binyamin Ben-Eliezer, laburista già titolare di diversi ministeri, Dalia Yitzik, prima donna a presiedere il Parlamento israeliano (2006-2009) da esponente del partito centrista Kadima dove era approdata dal Labor, Meir Sheetrit, parlamentare del centrista Hatnua già membro di vari governi, l’ex giudice della Corte suprema Dalia Dorner, lo scienziato e Premio Nobel per la Chimica Dan Shechtman.
Analisti e stampa indicano in Rivlin (nell’immagine) il più probabile vincitore, a maggior ragione dopo il sofferto endorsement del primo ministro Benjamin Netanyahu. Tra il premier israeliano e Rivlin infatti, nonostante la comune appartenenza partitica, negli ultimi anni si è sviluppata una profonda frattura dalle cause non chiare, al punto che dopo le elezioni del gennaio 2013 Netanyahu ha scelto di non riconfermare Rivlin alla presidenza della Knesset, preferendogli l’attuale speaker Yuli Edelstein. E tuttavia dopo lunghi mesi di incertezza, il leader del Likud ha rotto gli indugi, indicando il settantacinquenne nativo di Gerusalemme come il candidato da votare. Oltre al premier, Rivlin può contare sul supporto dichiarato di esponenti importanti di vari partiti politici, dal ministro dello Sviluppo economico dell’ultradestra nazional-religiosa di Habayit Hayehudì Naftali Bennett alla ex leader del Labor Shelly Yachimovich fino all’esponente dell’ultrasinistra di Meretz Ilan Gilon, ed è stato anche indicato come il candidato preferito dal pubblico in alcuni sondaggi apparsi sui giornali.
Fattori che non impediscono però il permanere di un elevato grado di incertezza rispetto all’esito delle elezioni della prossima settimana. Innanzitutto, viene fatto notare, proprio la presenza di tanti endorsement trasversali all’arco politico (non solo per Rivlin) rendono probabile una scarsa tendenza al voto compatto da parte dei deputati appartenenti a un unico partito, acuito dalla presenza di candidati provenienti dalla società civile. Inoltre, dato l’elevato numero di nomi tra cui scegliere, è più che ipotizzabile che il nuovo presidente d’Israele non venga eletto al primo turno (quando sarà necessaria la maggioranza assoluta), ma nel ballottaggio tra i due candidati più votati, che potrebbe riservare molte sorprese.
Una la certezza: il successore di Shimon Peres, sarà chiamato a essere all’altezza di un compito complesso, rappresentare il volto di Israele nel mondo. E non far rimpiangere un leader che ha saputo conquistare i cuori della gente, in patria e all’estero.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(3 giugno 2014)