…elezioni

Lo Stato d’Israele ha dimostrato in questi giorni come non si deve eleggere un Presidente della Repubblica, ma anche come si deve eleggerlo. Il lato negativo dell’elezione è che la campagna ha ricordato molto il più famoso e venduto libro giallo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani (…e poi non rimase nessuno)”. Uno dopo l’altro, questo, poi quel candidato hanno cominciato a cadere in seguito a voci (non necessariamente confermate) circa scandali personali (molestie, tasse, favori). È stato anche un confronto fra i politici e i civili in cui sono quest’ultimi a godere del rispetto del pubblico, ma sono i primi che eleggono uno di loro, trasversalmente ai partiti. Il danno maggiore lo ha causato Benjamin Netanyahu quando a pochi giorni dal voto della Knesset, visto che nessun candidato era di suo gradimento, ha proposto di rimandare le elezioni o meglio ancora di abolire l’istituto della Presidenza. Per un attimo il concetto di democrazia costituzionale in Israele è sembrato subordinato agli umori del Conduttore. Poi all’ultimissima ora Bibi ha annunciato il suo appoggio a favore dell’odiatissimo Ruvi Rivlin. Il lato positivo dell’elezione alla Knesset, a parte il bel selfie dell’abbraccio (sincero) fra i due finalisti Rivlin e Meir Shitrit, è che in Israele si decide al massimo al secondo scrutinio, senza le imbarazzanti scene delle decine di scrutini visti in passato in Italia o dell’ultima tenzone risolta dalla dignità e dall’alto senso civico del Presidente Napolitano. In Israele se al primo scrutinio un candidato non ottiene la maggioranza richiesta (metà più uno dei voti), i due col maggior numero di preferenze vanno al ballottaggio a maggioranza semplice. Così in una giornata l’elezione è risolta. Se fosse così in Italia, salva la soglia dei due terzi al primo turno per evitare un’eccessiva egemonia del partito di maggioranza, al secondo turno tutto potrebbe accadere. Ricordiamo che nel 2013 i più votati al primo turno furono Franco Marini e Stefano Rodotà, e a questo punto il risultato del ballottaggio non era del tutto prevedibile. Questo dovrebbe anche spingere i partiti a maggiore attenzione nel presentare i candidati al primo turno. Alla fine ha vinto Ruvi Rivlin, stagionato uomo politico 75enne, nelle sue stesse parole rappresentante autentico di tutti, anzi dell’uomo qualunque, grande tifoso di calcio, sostenitore estremo dello stato unico bi-nazionale per ebrei e arabi su tutto il territorio storico di Eretz Israel/Palestina, al quale va riconosciuto che nei suoi anni di presidenza alla Knesset ha saputo gestire correttamente la democrazia parlamentare oltre gli interessi del Likud.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(12 giugno 2014)