Il raccoglimento dell’Italia ebraica

roma cerimoniaIl momento del raccoglimento, il momento della preghiera: Italia ebraica unita nella solidarietà alle famiglie dei tre giovani israeliani rapiti nel Gush Etzion. Nelle piccole come nelle grandi Comunità, l’appuntamento è stato in sinagoga per la recitazione di Arvit e di alcuni salmi. A Roma, nel Tempio Maggiore, centinaia di persone si sono ritrovate alla presenza dell’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon e del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.

“Pensavamo che l’abbraccio tra Abu Mazen e Peres potesse essere una fiammella di speranza per il Medio Oriente. I fatti – ha affermato Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica – sembrano invece dimostrare il contrario: ma noi, piccola realtà che ama e che ha nel sangue Israele, non smetteremo mai di vigilare e di tenere i riflettori accesi”. Dopo aver invitato in sinagoga Bergoglio in occasione della visita di quest’ultimo alla Comunità di Sant’Egidio, Pacifici ha poi rivelato di essere pronto a incontrare anche Abbas ma soltanto “se riporterà vivi i nostri ragazzi”.

foto venezia“Oggi è una giornata importante, oggi ciascuno ha la possibilità di cogliere l’importanza dell’impegno dello Stato di Israele nella lotta al terrorismo: nulla sarà lasciato intentato, ogni azione possibile sarà intrapresa per riportare a casa i tre studenti. In queste ore – ha spiegato l’ambasciatore Gilon – stiamo raccogliendo i drammatici frutti dell’accordo di governo unitario tra Al Fatah e Hamas”.

Da Torino a Napoli, da Firenze a Trieste, le iniziative si sono susseguite con grande intensità e proseguiranno anche durante la settimana. “BringBackOurBoys”, il messaggio che anche il neo rabbino capo di Venezia Scialom Bahbout ha voluto condividere con la sua Comunità. In una lettera inviata al ministro degli Esteri Federica Mogherini il presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Simone Disegni intanto scrive: “Ci permettiamo di chiedere, con grande rispetto, di attivare ogni sforzo politico e diplomatico attraverso i canali disponibili per trarre in salvo al più presto Gilad, Naftalì ed Eyal e mantenere così accesa la fiammella della speranza di un possibile dialogo nella regione rilanciata appena una settimana fa da papa Francesco presso i Giardini Vaticani”.

a.s @asmulevichmoked

(16 giugno 2014)