Oltremare – “Notizie fai-da-te”

fubiniPer primi sono partiti gli hashtag (#), e a ruota l’apertura di pagine Facebook: ora di shabbat, un giorno e mezzo dopo la sparizione dei tre ragazzi la rete era pronta. Obiettivo: non permettere ai media di ignorare il rapimento.
In Israele sono soprattutto i nuovi (o quasi-nuovi) immigrati come me a soffrire quasi fisicamente del trattamento diffidente e spesso apertamente ostile di buona parte del giornalismo internazionale. Siamo noi, ad aprire tre o quattro giornali online ogni giorno, e a restare regolarmente delusi dei toni e del tempismo delle notizie riportate.
Tipicamente, dopo un periodo di forte tensione (per esempio un crescendo di razzi che da Gaza colpiscono i campi e a volte abitazioni o scuole dei kibbutz e paesini circostanti), Israele reagisce, e apriti cielo. Solo allora, i media si svegliano del torpore della non-notizia – i razzi sparati quotidianamente fanno l’effetto del veleno di Mitridate: una goccia al giorno non tira titoli da prima pagina. Ma un attacco aereo israeliano ai punti da cui partono i razzi da dentro Gaza, ovviamente sotto una scuola o in mezzo a palazzi civili, quello sì che fa notizia.
Tutto d’un tratto escono articoli che descrivono per filo e per segno il conto dei danni e delle vittime da lato palestinese, e con la precisione di un orologio si solleva lo sdegno globale. Capi di stato condannano, intellettuali scrivono petizioni. Israele che usa la solita violenza, l’attacco sproporzionato, il Davide che si è trasformato in Golia, e via così.
Dire che ci siamo stufati è poco. E nel paese che ha inventato ICQ, l’USB flash drive e altre quisquilie tecnologiche come Waze e Viber, pare ovvio che si usino massicciamente i social media. Le campagne principali per adesso sono due. Una è di iniziativa privata, e richiama quella per la restituzione delle quasi 300 ragazze in Nigeria: il logo è identico ma al maschile “Bring Back Our Boys”. L’altra è direttamente di Zahal, con il nome di IDF (Israeli Defence Forces), e posta in continuazione foto con i nomi dei tre ragazzi e frasi come “Faremo tutto quanto possibile per riportare i nostri ragazzi a casa”.
Basterà questa fabbrica di notizie fai-da-te per fare entrare il rapimento nei giornali occidentali?

Daniela Fubini, Tel Aviv – Twitter @d_fubini

(16 giugno 2014)