“Being Rutu Modan”, Tel Aviv
Rientrati a Tel Aviv, ci aspetta una lunga e faticosa giornata di riprese in esterni, con Rutu Modan al seguito. Andiamo nei luoghi legati ai suoi libri e ne approfondiamo i temi. Particolare emozione mi suscita il cimitero di Kyriat Shaul, dove Rutu parla di vita e di morte.
È difficile per i non addetti ai lavori (quale per molti versi mi ritengo tuttora anch’io) capire dall’esterno il lavoro e la fatica necessari di girare un documentario. È un processo lungo e metodico, che richiede pianificazione ma all’occorrenza anche grande capacità di improvvisazione. Noi ci regoliamo più o meno così: si comincia da un’idea contenutistica, da una traccia di argomenti sulla quale sollecitare l’artista, e questo è compito mio. Il nostro responsabile di produzione, che di fatto svolge anche mansioni di regista, ha il compito di interpretare questi miei input e trasformarli in idee visive e in una possibile scaletta. A quel punto si comincia a ragionare con la controparte (nel nostro caso l’interlocutore era Hila Noam) per individuare le location più adatte a ogni singolo segmento. Ne esce un sommario piano di produzione, un documento in cui si dettaglia nel modo più preciso possibile cosa si farà ogni giorno e dove. Il piano di produzione viene rifinito in successivi passaggi fino alla versione definitiva. Quando cominciano le riprese si entra in una specie di tunnel, fatto di spostamenti sotto il sole con tutta l’attrezzatura a spalla, discussione su ogni singola inquadratura, concentrazione sempre vigile e molta, molta pazienza. Alla fine della giornata ci si ritrova fisicamente e mentalmente spossati. Quando alla fine tutto il materiale è girato, e si parla di diverse ore di filmato, si esce da un tunnel solo per entrare in un altro. Il responsabile dei contenuti (eccomi!) deve riascoltare tutto, individuare le parti più interessanti e passare le indicazioni a chi si occuperà del montaggio. Nel nostro caso specifico io mi occuperò anche della traduzione in italiano, e una versione scritta serve sia per i sottotitoli che per il catalogo. Montaggio e sonorizzazione chiudono il processo, ma almeno su questi ultimi passaggi il mio lavoro si limita a dei feedback.
Tutto questo per dire, prima di tutto a me stesso: dai, che il primo tunnel è quasi alla fine.
Giovanni Russo, coordinatore Lucca Comics
(22 giugno 2014)