Oltremare – Misto israeliano
Bisognerebbe avere sempre sotto gli occhi una cartina, possibilmente aggiornata, di Israele, Libano, Siria, Giordania, Egitto. Anche senza andare fino a Turchia, Iraq e Iran, si capirebbe molto di quello che succede qui da noi.
Le distanze sono quello che sono, e nessuno si stupisce più se mentre in Siria ancora ci si ammazza in una guerra civile, da mesi passano in territorio israeliano feriti gravi che non avrebbero nessuna possibilità di cavarsela dall’altra parte del confine. Ma capita anche il contrario: capita che in Golan un ragazzino convinca il padre a portarlo con sé al lavoro nel primo giorno delle vacanze estive, e che il camion su cui viaggiano venga centrato in pieno da un missile sparato dal lato siriano del confine, vicinissimo alla strada. E capita che il tredicenne muoia quasi sul colpo. E che la famiglia sia di arabi israeliani.
Ci si dimentica facilmente, nel turbinio delle notizie e delle tensioni, che questo paese è un paese misto. In questi confini strozzati che tolgono il fiato, ci siamo tutti dentro: israeliani, palestinesi, arabi israeliani, ma anche drusi, circassi, beduini, senza contare le cento nazionalità di partenza dei nuovi immigrati. E in periodi di brutte notizie, con ragazzini che vengono rapiti per il fatto di essere ebrei e di studiare in una zona discussa, e ragazzini che finiscono in mezzo ad uno scenario da guerra, senza che ci sia affatto una guerra in corso, forse fa bene ricordarsi che in Israele ogni ufficio pubblico, ospedale, scuola è un luogo di incontro fra minoranze e maggioranze, e di identità più o meno identificabili al primo sguardo.
L’impiegata alla posta porta il velo, il tassista ha un accento rivelatore, la cassiera del supermercato tiene gli occhi bassi perchè non vuole grane, i suoi fratelli vivono a Hebron. E mantenere in tutto questo un comportamento civile se non perfino amichevole con tutti, come se la pace ci fosse già, è un esercizio quotidiano di controllo dei nervi e insieme di immensa ed imbattibile normalità. È la vera goccia che scava la pietra.
Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini
(23 giugno 2014)