#EyalGiladNaftali – L’appello di Rachel
È volata a Ginevra Rachel Fraenkel. A 12 giorni di distanza dal rapimento del figlio, il sedicenne Naftali, portato via nell’area di Gush Etzion insieme ai coetanei Gilad Shaer e Eyal Yifrah, Rachel ha voluto compiere un nuovo passo per sensibilizzare il mondo rispetto alle sorti dei ragazzi, un intervento davanti al Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite, Accanto a lei le madri di Eyal e Gilad.
Questo il testo dell’intervento, che il quotidiano Repubblica ha scelto di pubblicare oggi per intero.
“Mi chiamo Rachel Fraenkel e vivo in Israele. Sono venuta qui oggi in quanto madre: dodici giorni fa mio figlio Naftali e altri due studenti adolescenti, Eyal Yifrah e Gilad Shaer – le cui madri sono sedute dietro di me – sono stati rapiti mentre tornavano a casa da scuola. Da allora non abbiamo più saputo nulla, non abbiamo avuto né notizie né segni di vita. Con il vostro permesso, vorrei dirvi alcune cose dei nostri ragazzi. Mio figlio Naftali ha 16 anni, adora suonare la chitarra e giocare a basket. È un bravo studente e un bravo ragazzo, serio e allegro al tempo stesso. Eyal ama fare sport e cucinare. Gilad è un pasticciere dilettante ed è appassionato di cinema. Mio figlio mi ha mandato un messaggio col suo telefonino dicendomi che stava rientrando a casa, poi è sparito. L’incubo di ogni madre è aspettare, è che l’attesa che il proprio figlio torni a casa sia infinita. Vogliamo esprimere la nostra profonda gratitudine per le preghiere, il sostegno e tutta l’energia positiva che ci sono arrivati da ogni parte del mondo. In questa assemblea, vorrei ringraziare il Segretario generale delle Nazioni Unite per aver condannato il rapimento dei nostri ragazzi, esprimendo solidarietà alle nostre famiglie, e per aver chiesto il loro rilascio immediato. Ringrazio anche la Croce rossa internazionale per aver affermato chiaramente che le leggi umanitarie internazionali vietano la presa di ostaggi, e per aver preteso il rilascio immediato e incondizionato dei nostri ragazzi. Al tempo stesso, io credo che molti potrebbero e dovrebbero fare molto di più. E per questo motivo che oggi noi tre madri siamo qui, davanti alle Nazioni Unite e davanti al mondo intero, per chiedere a tutti di fare tutto ciò che potranno per riportare a casa i nostri figli. È sbagliato sequestrare i bambini – bambini e bambine innocenti – e usarli come strumenti di qualsiasi lotta. E crudele. Questo consesso ha il compito di tutelare i diritti umani. Vorrei chiedere dunque: ogni bambino non ha il diritto di tornare a casa propria sano e salvo da scuola? Noi vogliamo soltanto che i nostri figli tornino nelle nostre case, nelle loro camerette. Vogliamo riabbracciarli”.
(25 giugno 2014)