…vendetta

Rassegna stampa radiofonica: un’ascoltatrice, di cultura medio-alta, interviene per denunciare la sproporzione della reazione israeliana dopo il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi rapiti. Denuncia gli arresti di massa, conta il numero delle vittime palestinesi di questi giorni, chiede se le loro vite valgano meno di quelle di Eyal, Gilad e Naftali. Poco dopo chiama un secondo ascoltatore, che si dichiara ebreo romano; ricorda i lanci di missili da Gaza (diverse decine nei giorni delle operazioni dell’esercito israeliano), il giovane ebreo ucciso al confine con la Siria, lo stile di governo di Hamas. Infine, interviene una terza ascoltatrice, né ebrea né filo palestinese, impegnata in progetti di integrazione scolastica in Medio Oriente, dunque, neutrale. Dice di essere appena tornata da Tel Aviv e sostiene le stesse identiche cose della prima, dichiarandosi sconvolta dalla reazione israeliana. Non una parola sulla condotta di Hamas. Cosa dire? Non possiamo che spiegare, spiegare e ancora spiegare. Credo, però, prendendo le distanze da parole di vendetta perché proveniamo da una cultura dove la vendetta è nelle mani di D.o proprio per sottrarla agli uomini.

Davide Assael, ricercatore

(2 luglio 2014)