Che fare?
“Che cosa farebbe l’Italia se piovessero in continuazione razzi su Roma, Milano, Torino?” È una domanda che mi capita di rivolgere spesso ai miei interlocutori in questi giorni, e che avrei voluto rivolgere a Michele Serra dopo aver letto la sua Amaca di mercoledì. Difficile avere risposte chiare: facile dire cosa non dovrebbe fare – o avrebbe o non avrebbe dovuto fare – Israele; quasi nessuno di coloro che criticano l’intervento a Gaza pare porsi il problema di cosa potrebbe o dovrebbe fare adesso in alternativa a ciò che sta facendo per fermare i missili lanciati contro le sue città. Si ripropone, anche se in modo ben più tragico, una logica che sperimentiamo in continuazione, dalla scuola alla politica, o semplicemente al vigile urbano che dichiara a un automobilista che è entrato per errore in una zona a traffico limitato “Lei non dovrebbe essere qui!” senza spiegargli come uscirne. È una logica così diffusa che spesso anche chi difende Israele finisce per caderci, discutendo di tutti i torti che ha subito ma mai delle possibili soluzioni. Oggi più che mai, mentre stiamo sperimentando sulla nostra pelle quanto questa logica ci danneggia, non possiamo che augurarci che questa guerra finisca il più presto possibile e che subito dopo tutti, in Israele e nella Diaspora, tornino a ragionare su cosa si può fare per evitare che una situazione come questa – in cui Israele non può fare a meno di difendersi e nonostante questo suscita il biasimo dell’opinione pubblica mondiale perché si difende – si ripeta in futuro. Non dico che trovare una soluzione sia facile o indolore, ma rifiutarsi di discuterne almeno tra noi non la renderà né più facile né meno indolore. Tra l’altro bisogna considerare che la stessa logica (non discutere su dove hanno sbagliato ma ragionare su cosa potrebbero fare da oggi in poi) dovrebbe essere usata anche quando si parla dei palestinesi.
Anna Segre, insegnante
(25 luglio 2014)