…Siria
In questo silenzio tombale su quanto succede in Siria, acuitosi ulteriormente dallo scoppio del conflitto a Gaza, spicca su un giornale italiano, L’Avvenire di ieri, un articolo dedicato a padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano preso prigioniero in Siria esattamente un anno fa, il 29 luglio 2013, probabilmente dall’ala jihadista. Padre Dall’Oglio, definito nell’articolo “scomodo gesuita del dialogo”, viveva in Siria da tre decenni e vi aveva creato la comunità monastica di Mar Musa, facendone un importante centro di dialogo tra musulmani e cristiani, un luogo dove tutti gli esseri umani, di qualunque fede religiosa e politica, potevano recarsi a parlare e ad incontrare altri esseri umani. Aveva appoggiato la rivoluzione, nonostante le preoccupazioni per l’emergere dell’ala fondamentalista. Cacciato dal regime di Assad nel 2012, era rientrato clandestinamente per portare a termine una trattativa con gli islamisti ed era stato catturato come ostaggio. Su di lui non ci sono certezze, anche se si crede che sia ancora in vita. In questo silenzio sulla situazione siriana, in questa totale mancanza di interesse verso le decine e decine di migliaia di morti (si dice che siano 170 mila), ricordare un uomo di fede e di dialogo prigioniero degli estremisti e in lotta contro le dittature mi sembra importante e significativo. Non per dire che i morti civili di Gaza non contano, ma per dire che non c’è solo il conflitto tra Israele e i palestinesi a cui volgere la nostra attenzione.
Anna Foa, storica
(28 luglio 2014)