J-Ciak: Israele protagonista a Locarno con “Dancing Arabs” di Eran Riklis
Grande attesa e molta emozione, questa sera a Locarno, per la prima in piazza Grande di Arabi danzanti, il nuovo film del regista israeliano Eran Riklis. Il cineasta ha appena concluso, ospite questa mattina del 67esimo Festival del film, un intenso incontro con la stampa internazionale segnando il ritorno sulla scena internazionale, in una stagione densa di tensioni e di ferite per il Medio Oriente, della grande cultura di Israele. Accanto a lui i protagonisti Yael Abecassis e Tawfik Barhom e l’intero cast della coproduzione di Israele, Germania e Francia.
Daniela Gross presenta in anteprima per Pagine Ebraiche 24 il film di Riklis, che giunge dopo il successo travolgente di “La sposa siriana”, “Il giardino dei limoni” e “Il responsabile delle risorse umane”.
Bloccata in Israele dall’escalation del conflitto, la proiezione internazionale di “Dancing Arabs” di Eran Riklis sbarca stasera in Europa al festival di Locarno. Proiezione in piazza Grande, cuore della manifestazione, su uno degli schermi più grandi e avanzati del vecchio continente, davanti a un pubblico per tradizione numerosissimo, per un film che riporta all’attenzione collettiva la tragedia del Medio Oriente. E c’è forse una giustizia poetica nel fatto che un lavoro così, dedicato agli ostacoli e alle possibilità della convivenza tra arabi e israeliani, vada in scena adesso – mentre si assapora la speranza della tregua – dopo essere stato cancellato dal programma del festival di Gerusalemme per l’incalzare della guerra.
Tratto da due romanzi di Sayed Kashua, giornalista arabo-israeliano che scrive in ebraico, di recente al centro di feroci polemiche in Israele, “Dancing Arabs”, coproduzione Israele/Francia/Germania, come gli altri film di Riklis affronta la questione mediorientale filtrandola attraverso le vicende e le sensibilità dei singoli.
La storia, ispirata a quella dello stesso Kashua, racconta di Eyad, ragazzino nato e cresciuto nel villaggio arabo di Tira, che ha la possibilità di studiare in un prestigioso collegio di Gerusalemme. È il primo e unico arabo a essere accettato e cerca disperatamente di integrarsi con i compagni israeliani. Ben presto fa amicizia con Jonathan, un compagno affetto da distrofia muscolare, ed è accettato dalla sua famiglia. Ma questi equilibri, per quanto fragili, saltano in maniera eclatante quando Eyad s’innamora di Naomi, una ragazza ebrea. La storia viene scoperta, lui deve lasciare la scuola e confrontarsi con la sua identità.
Eran Riklis, già apprezzato a livello internazionale per “La sposa siriana” (2004), “Il giardino di limoni” (2008) e “Il responsabile delle risorse umane” (2010), torna con un film che mescola emozioni e personaggi su uno sfondo politico e sociale a dir poco rovente. “Il protagonista – spiega il regista – incarna la complessità del Medio Oriente ma al tempo stesso è solo un ragazzo che cerca di sopravvivere e di decidere cosa vuole fare”.
Per quanto strettamente legato alla questione israelo-palestinese, il film vuole darsi infatti un respiro assai più ampio. “Il protagonista potrebbe essere benissimo un ragazzo indiano nato in Gran Bretagna che cerca di capire come può integrarsi o come può mantenere i suoi valori tradizionali. Il tema del film è questo: Eyad vive in un paese in cui è un outsider. Il grande interrogativo è come si possa mantenere la propria identità aprendosi a un mondo in costante mutamento”.
“Dancing Arabs”, con cui Riklis aspira a conquistare un pubblico assai ampio a livello mondiale, ha avuto una lunga incubazione e si avvale della collaborazione dello stesso Kashua che ha collaborato alla sceneggiatura. Il film schiera nel cast Tawfeek Barhum, Yael Abecassis, Ali Suliman, Michael Mushonov e Danielle Kitzis. Barhum, ragazzino innamoratosi del cinema quando Eran Riklis girava “La sposa siriana” nel suo villaggio di Rafah, interpreta Eyad con una carica particolare forse per aver vissuto un’esperienza molto simile (dal villaggio è stato mandato a studiare in un collegio israeliano).
Le riprese, spesso splendide, sono state realizzate a Kafr Qasim per la parte di Tirah e poi a Gerusalemme, dove la produzione ha trovato un notevole sostegno sia da parte del sindaco Nir Barkat sia dal Jerusalem Film Fund, negli ultimi anni attivissimo a sostegno delle produzioni cinematografiche. La scelta di Gerusalemme è venuta da sé: è la capitale d’Israele, la città che conta la maggiore popolazione araba, quella in cui s’intrecciano e incrociano da secoli culture, religioni e nazionalità. Anche per questo poteva essere meraviglioso vedere “Dancing Arabs” proiettato proprio lì, sotto le mura della Città vecchia.
Daniela Gross
(7 agosto 2014)