#IsraeleDifendeLaPace – Un pasto per i ragazzi di Tsahal
Quella che è ormai nota come “Operazione Doron” è iniziata nel 2012, durante Pilastro di difesa, quando Doron Elbaz ha messo un appello sui social network, chiedendo aiuto per offrire qualcosa ai tantissimi soldati che si trovavano al confine con la Striscia di Gaza. Notevole già allora la risposta: nel giro di poco alla fattoria di Elbaz, a poche centinaia di metri dal moshav Masul, sono arrivati diversi volontari a preparare pasti caldi. E dieci jeep hanno fatto avanti e indietro per gli otto giorni che è durata l’operazione, consegnando le pite ai soldati.
Così quest’anno, all’inizio del conflitto, Elbaz ha di nuovo postato il suo appello su facebook… i volontari sono diventati circa 250, e hanno raggiunto i 35mila pasti al giorno. Ma non di soli panini si tratta: ogni giorno in media 50mila persona coinvolte nelle operazioni – soldati, poliziotti, personale medico – sono passati al campo per un pasto, per fare una doccia, o anche solo per avere un paio di calze pulite. I volontari hanno offerto anche altri mille servizi, dalla rasatura a un taglio di capelli, fino a un massaggio. Tutto gratuitamente, s’intende. Sia chiaro, i soldati non fanno la fame, ma fra una razione dell’esercito e una pita di Doron è facile scegliere.
Elbaz ha raccontato che quella che è diventata una sorta di piccola città – oltre alle varie tende per il cibo, è spuntata anche una sinagoga – è nata in realtà a causa dei suoi figli. Visto che nella fattoria si coltivano limoni, quando hanno realizzato quanti soldati passavano hanno suggerito di mettere su un piccolo chiosco per la limonata. Ma i social network e le televisioni hanno trasformato l’iniziativa in un punto di incontro e di ristoro per migliaia di persone, con un continuo affluire di donazioni, offerte e persone pronte a dare una mano.
La fattoria si trova a una quindicina di chilometri dal fronte, così dei 35mila pasti preparati ogni giorno circa 20mila sono stati inviati direttamente ai soldati (questa volta l’esercito ha fornito un camion per il trasporto) anche grazie al sistema – inventato da Elbaz – che permette di impacchettare le pite in modo da evitare che si riempiano i polvere e in maniera da semplificarne la distribuzione. Il costo dell’operazione è di circa 145mila dollari al giorno, ma non ci sono soldi che girano: “La carne arriva – in regalo – da Haifa, l’esercito ci mette le pite, e la verdura che mettiamo nei panini cresce qui. Niente humus né tahina, però, se no sarebbe troppo complicato far arrivare dei panini in buono stato al fronte!” E c’è pure una supervisione rabbinica, per garantire la kasherut dei pasti.
L’energia di Doron Elbaz, come ha spiegato lui stesso, viene probabilmente dal suo passato: richiamato nel 2002 – era riservista – è stato coinvolto in un attacco terroristico nella West Bank, in cui hanno perso la vita una coppia di israeliani e il Sergente Maggiore Shalom Mordechai, suo amico. Oltre alle ferite una sindrome da stress post traumatico (PTSD) ha influenzato le sue scelte, portandolo a scegliere di trasferirsi con moglie e figlie nella fattoria dove vive ora. “In questi casi o si sprofonda nella depressione, o si trova l’energia per fare qualcosa di bello”. E ora che c’è una tregua? “I soldati ancora non sono tornati a casa: fino a quando anche uno solo di loro sarà da queste parti io e il mio team saremo pronti”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked