Israele – La scienza delle sirene

razzi sireneEra forse un falso allarme, quello che stamattina poco dopo le otto ha costretto gli abitanti di Tel Aviv a mettersi al riparo. Non lo erano invece le sirene che a partire dalle 6 hanno svegliato i cittadini dell’area di Ashdod, Ashkelon, Eshkol, con i razzi sparati da Hamas che hanno continuato a piovere in tutto il sud di Israele anche nelle ore successive.
Un suono che non assomiglia a quello nervosamente ripetitivo delle ambulanze, né al fastidioso ritmo degli antifurti. Le sirene dello Zeva Adom, del Codice Rosso, che talvolta si possono scorgere appese ai pali della luce o sugli edifici, si distinguono subito per un ululato lungo, profondo, capace di interrompere la vita quotidiana come i momenti di quiete per dare il segnale di cercare protezione.
Negli ultimi 45 giorni, da quando è iniziata l’operazione Margine protettivo, sono scattate oltre 4mila volte. L’allarme può partire automaticamente o essere attivato manualmente. Quando il radar intercetta un missile sparato da Gaza, la sua traiettoria e velocità vengono trasmesse nel giro di centesimi di secondo all’Home Front Command di Tsahal, rendendo possibile l’identificazione del tipo di colpo e la probabile area di impatto. Sono 204 le “zone di sirene” in cui è suddivisa Israele, e fino ad oggi, oltre il 99 per cento dei razzi che potenzialmente mettevano in pericolo vite umane ha fatto correttamente scattare il codice rosso, anche per segnalare la possibilità di detriti da cielo. Nelle aree più vicine al confine con la Striscia, dove ci sono solo 15 secondi per mettersi al riparo, la sirena suona ogni volta che un colpo parte, anche se poi risulta diretto altrove.
A partire dal 2012, a offrire un ulteriore baluardo contro i missili lanciati da Gaza, oltre alle stringenti istruzioni su come comportarsi in caso di allarme, è anche il sistema antimissile Iron Dome, capace di intercettare i razzi diretti contro centri abitati con una affidabilità sempre più alta.
Così sotto i cieli azzurri dell’estate israeliana, è diventato ormai comune aspettare il suono dello scoppio del missile distrutto in aria dopo l’allerta delle sirene. Il tutto in attesa che gli unici ululati per le strade del paese tornino a essere antifurti e ambulanze. Soprattutto nel sud, sempre più stremato.

Rossella Tercatin

(25 agosto 2014)