Qui Roma – Rav Steinsaltz: “Siamo tutti parte dello stesso corpo”

kerenhayesodIn tanti ieri hanno affollato il Tempio di via Balbo per commemorare, su iniziativa del Keren Hayesod, i soldati israeliani caduti durante l’Operazione Margine Protettivo. Il rav Joseph Arbib ha pronunciato i nomi di tutti i ragazzi morti in battaglia, una lista lunga e dolorosa, facendo il kaddish. Il presidente del Keren Hayesod di Roma Enrico Campagnano ha poi comunicato che durante il Misceberach di Kippur sarà possibile fare delle donazioni da destinare al Soroka Medical Center, l’ospedale che ha accolto e curato 740 soldati feriti e nel quale sono stati fatti più di 140 interventi chirurgici d’urgenza. Lascia la parola a rav Adin Steinsaltz, grande rabbino e talmudista al quale la guerra ha strappato tre studenti, due dei tre ragazzi rapiti e un giovane dell’esercito sul punto di sposarsi: “Israele è un paese piccolo, tutti si conoscono, tutti sono legati in qualche modo l’un l’altro, è una famiglia. Nella Torah è scritto che l’uomo è stato creato a immagine di D-o, il popolo ebraico è quindi come la rappresentazione di un unico corpo mistico. Noi tutti siamo parte di questo corpo, e quando muore qualcuno il corpo perde una componente che deve essere colmata. Per questo c’è il Kaddish, per ricostituire il corpo mistico. Più facile pronunciarlo che farlo davvero”. Interviene poi il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: “Quando mi sono trovato a preparare questo intervento, ho cominciato a fare ricerche. Nella parashà di Shofetim, si fa un riferimento alla guerra, si dice: ‘se devi ancora far crescere la vigna non partire in guerra, se devi sposarti non partire, se devi costruire ancora la tua casa non partire’, come se la guerra equivalesse alla morte. Sono quindi andato a consultare i commenti, le fonti. Ma senza trovare quasi nulla, questo forse perché anche i chachamim di fronte alla morte preferiscono rispondere con un rispettoso silenzio. I soldati caduti nell’ultima guerra non sono così distanti da noi, sono figli di persone che conosciamo, magari sono anche passati per la nostra comunità”. E, sotto le struggenti note del violino di Marco Valabrega, la serata si conclude proprio così: con un rispettoso silenzio.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(18 settembre 2014)