Israele – L’inverno caldo della Knesset
Passare indenne la sessione invernale della Knesset sarà per il primo ministro Benjamin Netanyahu un successo. Oggi, infatti, ripartono i lavori del parlamento israeliano e tutti i principali quotidiani nazionali prevedono mesi turbolenti per la coalizione di governo. A metterne alla prova la tenuta, alcuni progetti di legge considerati controversi: la riforma del sistema delle conversioni all’ebraismo, una proposta per superare le decisioni dell’Alta Corte nel caso in cui annullino alcune leggi, l’introduzione di nuovi provvedimenti legati all’immigrazione irregolare. E sullo sfondo, la non scontata approvazione della legge di bilancio 2015. Se quest’ultima non dovesse passare – termine perentorio per l’approvazione, marzo 2015 – la Knesset dovrà sciogliersi e si andrà a nuove elezioni. Un’ipotesi al momento poco probabile ma il cammino dei prossimi mesi sarà decisivo per capire se Netanyahu riuscirà a tenere serrati i ranghi. Viste poi alcune incrinature tra i suoi, registrate nel corso del conflitto estivo contro Hamas a Gaza.
Secondo quando riporta Moran Azulay su Ynet, le tensioni nella coalizione erano già alte questa mattina nel corso della prima riunione della Commissione Costituzione, Legge e Giustizia in cui è stata annunciata l’apertura di un dibattito sulla legge di riforma delle conversioni. La norma semplificherebbe il processo per attuarle, o, come affermava rav Seth Farber (che ha collaborato alla redazione del disegno di legge ), permette “di espandere significativamente il numero di rabbini che possono fare le conversioni in Israele”. Al momento questo compito, come spiegava lo stesso Farber sulle colonne del Jerusalem Post, è affidato a 33 rabbini, delegati dal Ministero degli Affari religiosi. A loro sono affidate ufficialmente affidate le conversioni. La riforma di questo sistema ha trovato diverse resistenze, in particolare tra i partiti ultraortodossi ma anche del partito di coalizione Habayt Hayeudi, guidato dal ministro dell’Economia Naftali Bennet. Sul fronte opposto, invece, sostengono la proposta sulle conversioni Hatnua di Tzipi Livni, ministro della Giustizia, e Yesh Atid di Yair Lapid, ministro delle Finanze. Primo segno di divisioni da dover gestire per Netanyahu. Divisioni che si acuiscono in merito alla decisione del premier di approvare la costruzione di 1000 unità abitative nell’area di Gerusalemme Est. Secondo il quotidiano Haaretz, ma non solo, una concessione fatta da Bibi all’ala più di destra del suo governo. Ad opporvisi, due nomi già citati: Livni e Lapid. Quest’ultimo peraltro è impegnato a far sì che passi la sua proposta di eliminare l’imposta sul valore aggiunto della prima casa per i giovani che, dopo il servizio militare, ne acquistano una. Sono molte le voci che osteggiano questa iniziativa, tanto che Netanyahu ha trovato un accordo con Lapid per spacchettare la proposta dalla legge di bilancio, e proporla come una norma a se stante. Nulla, evidentemente, deve essere di intralcio all’approvazione del budget 2015. Ma prima di arrivarci, sembra proprio che alla Knesset si profilino dei mesi caldi.
Daniel Reichel
(27 ottobre 2014)